Un nuovo rapporto sugli effetti del cambiamento climatico sulla vasta costa dell’Australia sta costringendo il Paese a prendere in considerazione l’impensabile: la vita senza il surf. La vita sulla spiaggia costituisce gran parte dell’identità della nazione, con circa l’80% delle persone che vive lungo la costa. Ma un comitato ambientale del governo australiano avverte che migliaia di chilometri di coste dell’Australia sono minacciati dal livello dei mari.
Il rapporto, pubblicato ieri dopo 18 mesi di studio, suggerisce di prendere in considerazione la possibilità di vietare alle persone di vivere nelle zone vulnerabili.
La commissione concorda sul fatto che questo sia un tema di importanza nazionale e che il momento di agire è adesso
ha scritto il Comitato permanente della Camera dei Rappresentanti per i cambiamenti climatici, l’acqua, l’ambiente e le arti. La relazione fa 47 raccomandazioni su come l’Australia potrà prepararsi meglio agli effetti del cambiamento climatico, comprese le revisioni dei piani di evacuazione, revisione delle norme edilizie al fine di garantire case robuste, ed il ruolo che il governo assume per aiutare le comunità costiere ad adattarsi al livello del mare.
La relazione non dice che il Governo dovrebbe costringere la gente a muoversi verso l’interno, ma propone uno sguardo indipendente che ipotizza la possibilità di fare proprio questo. Alan Stokes, direttore esecutivo della Sydney-based task force Seachange, che rappresenta i consigli della comunità costiere in tutta l’Australia, ha detto che il divieto di sviluppo in alcuni settori è necessario se il Governo vuole evitare una perdita di vite umane in caso di calamità naturali come lo tsunami.
Oltre a questioni di sicurezza ovvie, molti residenti costieri stanno trovando difficoltà ad assicurare case che si trovano in zone ad alto rischio, e la situazione non farà che peggiorare, con l’erosione delle spiagge che la aggrava.
Un esempio emblematico della situazione lo dà un costruttore, che ha ammesso di aver perso circa sette metri del suo cantiere a causa dell’oceano che è avanzato negli ultimi due anni, e una tempesta ha inviato onde che si infrangono sulle sue recinzioni.
Ha spiegato Tom Black, ingegnere costiero dell’Università di Queensland:
In alcune sedi ad alto rischio, limitare lo sviluppo è ragionevole. Ma un divieto generale di soggiorno balneare non è obbligatorio.
Il primo ministro, Kevin Rudd, ha utilizzato il rapporto per cercare di sostenere la sua legislazione sul cambiamento climatico, che potrebbe ridurre la quantità di inquinamento dei gas a effetto serra emesso dal Paese. Rudd ha spiegato ieri in Parlamento che i risultati evidenziano la necessità di passare ad un piano di riduzione del carbonio prima della conferenza mondiale di dicembre di Copenaghen.
[Fonte: The Guardian]