Alcuni studiosi dicono che, alla fine del secolo, se non si farà nulla per diminuire l’inquinamento, il livello delle acque in tutto il mondo salirà di mezzo metro. Secondo altri i metri saranno 3. C’è molta confusione in questo campo, visto che fare previsioni da qui ai prossimi 90 anni non è semplice. A fare un po’ di chiarezza ci pensa James Hansen, direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, intervistato da Repubblica.
Spiega Hansen che finora questa stima “ottimista” è stata effettuata perché:
prende in considerazione solo alcuni fattori, come la dilatazione termica dell’acqua per l’aumento della temperatura. L’elemento cruciale, la deglaciazione, non viene conteggiato per una ragione molto semplice: il modello non riesce a calcolarlo in modo affidabile e, nel dubbio, il dato viene omesso.
Lui invece l’ha calcolato, seppure in modo approssimato perché alcune variabili sono imprevedibili, ed è giunto alla conclusione che, entro il 2100, il livello delle acque potrà sollevarsi di 6-7 metri. Un disastro incalcolabile.
Fino ad oggi, nei suoi 28 anni alla Nasa, Hansen ha azzeccato tutte le previsioni. Ad esempio, al suo primo anno all’Agenzia Spaziale Americana, spiegò che negli anni ’90 ci sarebbe stato un picco di caldo mai rilevato prima, ed ebbe ragione. La sua seconda previsione è stata fatta proprio in quegli anni, dicendo che dopo il 2000 ci sarebbero state altre registrazioni record, ed anche quella volta ci azzeccò. Le sue previsioni non sono alla Nostradamus, o al livello di qualche visionario, ma sono rilevazioni scientifiche fatte con macchinari e calcoli tra i più avanzati, e dunque concreti.
Per questo la preoccupazione è tanta, anche perché le prospettive ipotizzate non sono buone. Ad esempio, come già spiegato in passato su queste pagine, per mantenere il riscaldamento entro i 2 gradi Celsius per la fine del secolo, bisognerebbe mantenere i livelli di concentrazione di gas serra nell’atmosfera entro le 350 parti per milione. Attualmente sono a 387, ma anziché abbassarle, il mondo politico sta cercando delle soluzioni per trattenerle entro le 450 parti per milione. Un obiettivo che, se non rivisto in breve tempo, sarebbe disastroso.
La soluzione che Hansen propone è di abbandonare quanto prima il carbone, il principale emettitore di CO2, e poi man mano sostituire tutti gli agenti inquinanti.
Fonte: [Repubblica]