La biodegradazione degli shopper additivati non regge ai test di CHELAB commissionati da Assobioplastiche. Dopo un anno il massimo livello di biodegradabilità dei sacchetti monouso in polietilene additivati è pari solo al 10%, contro il 90% entro 6 mesi raggiunto dagli eco-sacchetti biodegradabili e compostabili.
In Italia restano in commercio due generi di sacchetti monouso: gli shopper biodegradabili e compostabili e quelli in polietilene additivato. Assobioplastiche, convinta della scarsissima biodegradabilità di questi ultimi, ha commissionato un test di biodegradabilità, divulgandone, di recente, i pessimi risultati. Gli shopper monouso in polietilene, infatti, raggiungono un livello di biodegradazione compreso tra il 6,5% e il 10,5% in un anno, cifre effettivamente irrilevanti se confrontate al 90% di biodegradabilità in 6 mesi dei sacchetti ecologici compostabili. Il test effettuato dal laboratorio CHELAB è andato avanti entro i parametri di definizione dello standard internazionale ISO 14855-1:2005 previsto dalla UNI EN 13432 per 6 mesi, dopodiché le condizioni sono state modificate (è stato aggiunto del suolo e la temperatura è stata abbassata dai 58° C dei primi sei mesi a 28° C) per simulare la biodegradazione in suolo. I risultati, come detto, parlano chiaro.
Il presidente di Assobioplastiche Marco Versari ha commentato il test come segue:
Ci sembra che l’esito del test sia incontrovertibile e spazzi il campo da tante chiacchiere e pericolose mistificazioni: dopo 1 anno i materiali contenenti additivi mantengono livelli di biodegradazione insignificanti. Questi risultati consentono di ristabilire la verità dell’informazione ai cittadini e rafforzano l’impegno di Assobioplastiche a favore di una corretta applicazione della legge 28 del 24 marzo 2012
Se da un lato questo test commissionato da Assobioplastiche al prestigioso laboratorio CHELAB chiarische, come doveroso, le reali condizioni di biodegradazione dei vari tipi di shopper in commercio in Italia, dall’altro appare anche come un invito ai cittadini che continuano a utilizzare i più robusti ma molto più inquinanti sacchetti in polietilene additivato, a riconsiderare le proprie scelte.
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