Finalmente una buona notizia. Dopo aver lanciato l’allarme sul preoccupante stato delle tigri che stanno lentamente scomparendo, tra l’altro proprio nell’anno cinese della tigre, qualcosa comincia a muoversi, seppur con un certo colpevole ritardo.
I rappresentanti di Cina, India, Russia, e 10 altre nazioni asiatiche tra le più popolate da questi felini, si sono impegnate a raddoppiare la popolazione delle tigri selvatiche entro un decennio attraverso una più rigorosa applicazione delle leggi contro il bracconaggio, e con degli sforzi per proteggere l’habitat del gatto selvatico. Ma purtroppo sarebbe stato troppo chiedere qualcosa in più di un impegno. I leader, infatti, non si sono impegnati a stanziare dei fondi per gli sforzi sulla conservazione. Hanno però accettato di collaborare con le istituzioni globali, come la Banca mondiale, per sviluppare dei sistemi per utilizzare il denaro proveniente dall’ecoturismo, dal finanziamento del carbonio, e dai finanziamenti destinati a progetti sulle infrastrutture per la protezione delle tigri.
Gli ambientalisti hanno chiamato l’accordo tra le 13 nazioni un “importante passo in avanti” verso la tutela dei felini, i cui numeri sono crollati negli ultimi decenni, a seguito dell’invasione umana, la quale ha eliminato più di nove decimi del loro habitat. Gli esperti dicono che al momento sono presenti meno di 3.500 tigri selvatiche, rispetto alle circa 100.000 che si contavano all’inizio del 20° secolo.
Contento dell’accordo è Michael Baltzer, capo del WWF Tiger Initiative, il quale ha dichiarato:
Non c’è mai stato un alto livello di impegno del Governo a portare avanti la conservazione delle tigri.
Dunque anche se si fa poco, è sempre meglio di prima, quando non si faceva nulla. L’incontro è stato organizzato dalla Thailandia e dalla Tiger Global Initiative, una coalizione formata dal World Bank, Smithsonian Institute, e da diversi gruppi di conservazione. Il piano finale deve essere approvato dai leader del Governo ad una riunione che si terrà a settembre in Russia.
Fonte: [Yale University]