Arkansas: dopo la pioggia di uccelli anche la moria di pesci

di Redazione 16

Dopo il Capodanno di Beebe iniziato con la pioggia apocalittica di migliaia di merli morti, l’Arkansas è ora colpito, a soli tre giorni di distanza, da un altro inquietante fenomeno. Dopo i volatili è la volta dei pesci. Si sta verificando, infatti, la moria di 100.000 pesci tamburo del fiume Arkansas nei pressi di Ozark, una località a circa 200 km da Beebe.

Esclusa, tramite le opportune analisi, l’ipotesi di un avvelenamento di massa dovuto ad un supposto inquinamento delle acque del fiume, funzionari di stato, biologi, e tossicologi stanno indagando sulle possibili cause di questa fulminante e virulenta epidemia e stanno verificando eventuali, probabili collegamenti tra i due ravvicinati eventi.

I pesci morti ricoprono le sponde per circa 32 chilometri di fiume vicino alla cittadina di Ozark,

ha detto Keith Stephens dell’Arkansas game and fish commission alla Cnn.

Le prime carcasse si sono arenate sulle sponde giovedì, giorno dal quale hanno continuato ad aumentare fino all’attuale quota di circa 100.000. L’ipotesi di un avvelenamento dovuto a contaminazione delle acque è stata scartata, precisa Stephens, perché:

Se fosse colpa di un agente inquinante dell’acqua, avrebbe colpito ogni specie, non solo i pesci tamburo.

Anche una bassa dose letale, una particolare ipersensibilità della specie nei confronti di un particolare inquinante che ne giustifichi la morte selettiva sembrerebbe poco plausibile.

Se la morte dei pesci non è dovuta ad avvelenamento è ancora più improbabile che lo sia quella degli uccelli, sulla quale causa vi è ancora il  mistero.  Secondo l’ornitologa responsabile del caso, Karen Rowe, è improbabile che i merli siano stati avvelenati dato che con ogni probabilità fanno parte dello stesso stormo  caduto in volo.

Altre ipotesi, ancora da scartare che potrebbero spiegare la moria dei merli dalle ali rosse sono la grandine ad alta quota o, molto meno credibile, un “bombardamento” di botti di Capodanno.

Altre più allarmate voci assolutamente non ufficiali  che girano tra i blog e che riportiamo per fornire un quadro completo, parlano addirittura delle prime avvisaglie dell’inversione del campo magnetico terrestre, che sarebbe prevista per il fatidico 2012 e che avrebbe disorientato le mappe magnetiche con le quali gli uccelli si orientano.

[Fonte: Repubblica.it, Ilmessaggero.it]

Commenti (16)

  1. In merito alla moria di uccelli e pesci in Arkansas posso fare una supposizione. Nonostante i media abbiano affermato che i due fenomeni non sono collegati, penso che invece potrebbe esserci un fattore che potrebbe essere comune. I 2 luoghi distano tra loro 200km, la mia supposizione è che si sia liberata qualche sacca di gas, probabilmente solfuro di idrogeno data l’alta tossicità anche inalato in minima parte, che sia andata in parte in atmosfera e in parte in qualche falda acquifera/fiume sotterraneo. Ad avallare questa mia teoria la particolare natura del terreno in questione costituito prevalentemente da depositi magmatici e conformazione del territorio prettamente vulcanica, terreni di questo tipo possono facilmente nascondere sacche di gas naturale, grazie

  2. @ Cristian:
    Ciao Cristian, grazie per questo tuo precisissimo e, tutto sommato, abbastanza tranquillizzante contributo.

  3. Per Cristian,
    il commento qua di sopra è mio. Grazie ancora.

  4. ad integrazione di quanto vi ho scritto prima date un’occhiata a questa parte di articolo riguardante lo shale gas che ho trovato su vglobale.it e grazie ancora:

    L’estrazione

    Il metodo di estrazione, definito anche «fracking» consiste nel pompare ad altissima pressione acqua e additivi chimici con la sabbia o materiali simili, per poter fratturare la roccia, liberarne il gas e permettere la risalita del gas in superficie.

    L’acqua è il fluido che viene immesso con grande forza nel pozzo creando la frattura della roccia, che si riempie di sabbia che va a sostituirsi in parte al gas, e gli additivi chimici vanno invece a modificare la viscosità dei fluidi del giacimento.

    Quindi l’estrazione avviene in due fasi: prima viene perforato un pozzo verticale fino a trovare lo strato giusto e poi si perfora in orizzontale lungo lo strato; poi per rompere la roccia e poter estrarre il gas si applica il metodo dell’hydraulic fracturing.

    Oggi gli Usa, grazie a questo metodo, sono i maggiori produttori al mondo di questa fonte di energia e secondo l’Eia (Energy Information Administration, l’agenzia americana dell’energia) gli Stati Uniti ne possiedono ben 132 miliardi di m3 nel sottosuolo di 48 Stati americani anche se quattro sono i giacimenti più grossi (il Barnett in Texas, l’Haynesville in Luosiana-Texas, il Fayetteville in Arkansas e il Macellus principalmente in Pennsylvania), e al 2010 sono stati censiti già 6.200 pozzi, con un utilizzo del 15% del gas presente sul territorio. L’Eia stima che nel 2035 il 45% del fabbisogno degli Usa verrà soddisfatto da questo gas. In Europa invece si stimano circa 15,5 miliardi di m3 di riserve di shale gas, la Cina ne stima 100 miliardi, l’Oceania 74 miliardi, in Medio Oriente e Nord Africa 72.

    L’impatto ambientale

    Ora però ci si inizia a chiedere quale impatto ambientale possa avere questo tipo di estrazione, che per anni era stato scartato proprio perché impossibile da estrarre con le tecniche conosciute. Infatti il governatore di New York, David Paterson, ha da poco imposto una moratoria di sei mesi sulle esplorazioni per consentire le opportune verifiche sullo stato delle falde acquifere, che si pensa che subiscano gravi danni in seguito al fracking.

    Anche un gruppo di ricercatori della Cornell University, dopo una ricerca, hanno affermato che durante le operazioni di estrazione ci sono fughe del gas metano, un gas serra 72 volte più potente dell’anidride carbonica e quindi peggiore delle emissioni create dal consumo di petrolio o carbone.

    Oltre a compromettere la stabilità dell’assetto idrogeologico che, appunto, porterebbe ad un inquinamento delle falde acquifere, e ad una provata perdita di metano durante le operazioni di estrazione, un altro problema evidente è la consistente quantità di acqua, circa 2000 m3, utilizzata ad ogni fracking (e a volte sono necessari più operazioni di questo tipo!), che risale successivamente in superficie col gas inquinata dagli additivi chimici utilizzati, contaminando così suoli e falde. Ad ogni fine estrazione sarebbe d’obbligo bonificare il sito.

    Anche l’Epa (l’Agenzia per la sicurezza ambientale americana) ha affermato che questa tecnica di estrazione può inquinare le falde acquifere, e per questo ha messo sotto controllo le attività della Exxon Mobil.

  5. tranquillizzante non tanto nel caso la liberazione del gas fosse dovuta a colpe umane, questo articolo potrebbe spiegare: Lo shale gas e’ un gas naturale, in prevalenza metano, contenuto in rocce scistose che si trovano a circa un kilometro e mezzo di profondita’ nel sottosuolo di 48 Stati americani . Viene considerato un gas non convenzionale perche’ intrappolato in rocce poco permeabili, e dunque non convenzionali, che per l’estrazione devono essere “fratturate”.
    Lo shale gas insieme al “tight gas” (sabbie compatte) e al “coalbed methane” (carbone) rappresenta circa il 60% delle riserve on shore tecnicamente recuperabili negli Stati Uniti, secondo le stime del Dipartimento Usa dell’Energia. Oltre la meta’ delle nuove riserve sara’ costituita da shale gas nel 2011.
    Lo shale gas è l’ultima moda, nel club multinazionale delle compagnie petrolifere ed energetiche. Di recente, l’Eni ha rilevato una società polacca che possiede tre licenze per estrarre il gas dalle cosiddette scisti, formazioni rocciose a base di argilla, che si sono stratificate in milioni di anni, laddove un tempo c’erano bacini di acqua bassissima. E Sorgenia, società del gruppo Cir, ha annunciato di aver rilevato il 27% di una joint venture per l’esplorazione, sempre in Polonia, delle scisti gassose. Ma così fan tutti.

    Come nel caso del cosiddetto petrolio non convenzionale, il gas non convenzionale è più difficile e costoso da estrarre. Lungo la catena degli Appalachi, c’è chi lo aveva prodotto per un secolo, ma con utili marginali. Fin quando la tecnologia dell’hydraulic fracturing (la frantumazione delle rocce con getti d’acqua e additivi chimici ad alta pressione) non ha fatto miracoli.
    Da tempo si riteneva che il Barnett Shale, un bacino di rocce sedimentarie vecchie 350 milioni di anni che stanno sotto il suolo del Texas, contenesse grandi quantità di metano. Ma è solo grazie agli sviluppi recenti nella fratturazione idraulica – anche in orizzontale – che ConocoPhillips, EnCana e altri operatori hanno cominciato a sfruttarlo seriamente e con profitto: rappresenta già il 6% della produzione americana di gas naturale.
    Complessivamente le riserve di shale gas dovrebbero essere in grado di soddisfare la domanda americana per i prossimi 30 anni. Sono quattro i piu’ grossi giacimenti di shale gas negli Stati Uniti: il Barnett in Texas, dove si produce il 50% dell’output totale, l’Haynesville in Luosiana e Texas, il Fayetteville in Arkansas e il Macellus in Pennsylvania e in alcuni stati limitrofi. In particolare, il Marcellus viene considerato il piu’ promettente, almeno secondo Chesapeake Energy , tra i principali player nello shale gas. Il Marcellus dovrebbe contenere oltre 489.000 miliardi di piedi cubi di gas, secondo il geologo della Penn State University, Terry Engelder. Secondo le stime del Dipartimento Usa dell’Energia, 1.000 miliardi di piedi cubi di gas sono in grado di riscaldare 15 milioni di abitazioni per un anno oppure 12 milioni di veicoli a gas per un anno.
    C’è chi dice che si potrebbe addirittura soddisfare la domanda energetica del pianeta per i prossimi 50.000 anni, chi ha stimato per l’Europa un aumento del 50% di metano sfruttando solo il 10% dei giacimenti di shale gas presenti nel vecchio continente, chi ha parlato di un +100% a livello globale, una cifra che renderebbe questa risorsa abbandonate come il carbone… tutti, comunque, sono d’accordo sull’enorme potenzialità delle riserve, benché nessuno sappia ancora quantificarne le dimensioni.
    A proposito di sostenibilità invece, Christopher Flavin del World watch Institute considera lo shale gas una risorsa ideale per colmare i “buchi di produzione” di energie volatili come l’eolicoo il solare. Soluzioni che già esistono: nel nostro paese ad esempio, l´Enel sta ultimando a Priolo, in Sicilia, la prima centrale termosolare italiana, che affianca all’energia creata dagli specchi solari una normale centrale a gas. Lo stesso Worldwatch Institute calcola che se tutte le centrali a carbone del mondo fossero convertite a gas metano le emissioni globali di anidride carbonica diminuirebbero di 5 miliardi di tonnellate l’anno, circa il 18%. È evidente però che frantumare interi strati rocciosi del sottosuolo può comprometterne la stabilità idrogeologico, con un rischio molto alto per le falde acquifere. Inoltre, per aprire un singolo pozzo occorre sparare sottoterra circa 10 milioni di litri d’acqua – bene sempre più a rischio – la quale risale insieme al gas inquinata da additivi chimici. È dunque necessario un intervento di bonifica a seguito di ogni estrazione.
    Ci stiamo per caso attrezzando anche in Italia?

  6. @ Cristian:
    Non conoscevo questo tipo di operazione estrattiva, avevo creduto fosse un fenomeno, seppur dalla gravi conseguenze, naturale e questo mi aveva rassicurata. Alla luce di quanto ci dici però siamo di nuovo di fronte ad un devastante evento antropico. Mi resta soltanto un dubbio: visto che dicono di aver analizzato l’acqua ed i tessuti degli animali (almeno così mi è parso incorciando i vari articoli che ho letto) non avrebbero dovuto presentare residui del gas tossico? In ogni caso questa tecnica dell hydraulic fracturing mi pare pericolosissima, ancor più che per l’inquinamento del gas disciolto in acqua per il rischio di dissesto idrogeologico.
    Grazie e tienici informati.

  7. Per mè c’è una regia dietro tutte queste morti selettive .I corvi stanno morendo anche in Svezia ,ora anche i pesci di quella razza .é una morte selettiva ,forse c’entrano gli esperimenti che alieni e apparati americani stanno testando?ciao.

    1. lo sapremo presto, non appena i risultati dei test che stanno effettuando gli esperti di sicurezza ambientale arriveranno… certo è strano… speriamo non insabbino la verità con la barzelletta dei fuochi d’artificio e della grandine, perché andrebbe bene per i merli ma per i pesci non credo regga come spiegazione…

  8. spero che ci tengano ben informati su quanto accaduto e che non insabbiano la verità ma secondo me la causa è il disorientamento causato da onde elettromagnetiche di entita sconosciuta.ciao.luciano@ Paola Pagliaro:

  9. Ciao a tutti se posso dire la mia ,per mè la sacca di gas che così miniziosamente ha spiegato cristian non centra nulla perchè in svezia stà accadendo lo stesso.Cristian mi spiace io non ci casco.

  10. morti di uccelli sono stati anche a faenza (ra),italia, le ho viste io stesso,, quindi deve essere qualcosa d’altro,la causa…x me no inquinamento,assurdo fuochi d’artificio…:).namstè..bisognerebbe verificare la profezia HOPI, x curiosita’.:-)

  11. Ho chiesto ad una mia amica biologa se sa formulare un ipotesi più plausibile…
    più che altro per capire se c’è davvero da allarmarsi.

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