Aria nera nelle scuole europee, in primis quelle italiane e danesi. A dirlo è lo studio pilota Hese, Effetti dell’ambiente scolastico sulla salute, un progetto dell’Unione Europea, coordinato da Piersante Sestini dell’Università di Siena, e che ha visto la partecipazione, per l’Italia, dell’istituto Ifc-Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche).
Negli istituti scolastici presi in esame, un campione di scuole di Siena, Udine, Aarhus (Danimarca), Reims (Francia), Oslo (Norvegia) e Uppsala (Svezia), il livello di esposizione degli alunni (600 bambini con età media di 10 anni) alle PM10 e alla CO2 è risultato in gran parte, per la precisione in 2/3 delle aule prese in esame, superiore agli standard. Si salvano solo Svezia e Norvegia, unici Paesi che garantiscono sistemi di ventilazione meccanici.
L’aria viziata che si crea dall’eccessiva concentrazione di PM10 e CO2 nelle aule espone i bambini ad un rischio maggiore di problemi respiratori. Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim) del Cnr di Palermo, ci illustra i parametri presi in esame dai ricercatori, che hanno preso in considerazione
fattori come la temperatura, l’umidità relativa, le polveri respirabili, l’anidride carbonica, il biossido d’azoto, composti organici volatili, ozono, allergeni, muffe, focalizzandosi sulla concentrazione, nelle aule, di un inquinante (PM10, polveri respirabili con diametro fino a dieci micron) e di un indicatore di scarsa qualità dell’aria da affollamento in ambienti poco ventilati (anidride carbonica).
Marzia Simoni, una delle ricercatrici coinvolte nel progetto, spiega che
per la concentrazione di PM10, la soglia suggerita dall’Epa (Environmental Protection Agency) per esposizioni a lungo termine, 50 microgrammi (mg) per m3, risulta superata nel 78% delle aule monitorate. La maglia nera spetta alla Danimarca (circa 170 mg/m³), seguita dall’Italia (circa 150 mg/m³). In questi due Paesi le PM10 risultano spesso superiori persino allo standard Epa per esposizione a breve termine (150 mg/m3).
Le conseguenze sulla salute dei bambini?
Due su tre tra gli scolari esposti a livelli elevati riportano sibili e tosse secca notturna con maggior prevalenza di circa 3,5 volte e rinite in frequenza doppia, oltre a una pervietà nasale significativamente minore.
Si salvano dalla cattiva aria, come anticipavamo, solo gli istituti scolastici che non puntano esclusivamente sulla ventilazione naturale, ovvero tramite l’apertura delle finestre, ma scelgono sistemi di ventilazione meccanici.
Per saperne di più, Progetto Hese. I primi risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista di divulgazione scientifica European Respiratory Journal.
[Fonte: Adnkronos]
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