Oggi è il No Trivella Day, la giornata per protestare contro la trivellazione selvaggia delle nostre coste voluta dal WWF. Mentre le associazioni ambientaliste si riuniscono a Monopoli, in Provincia di Bari, per dire di no alle compagnie petrolifere e del gas che stanno distruggendo i nostri mari, a pochi chilometri di distanza in linea d’aria un altro dramma si sta consumando. Il fenomeno è stato denominato “subsidenza“, e sta avvenendo sulla costa del crotonese, in Calabria.
La costa una volta ammirata da Pitagora, ora è preda dell’Eni e delle sue controllate. Come denunciano le associazioni ambientaliste, il fenomeno della subsidenza comporta un abbassamento del terreno dovuto all’attività di estrazione delle trivelle che tirano fuori circa un miliardo di metri cubi ogni anno dal Mar Ionio nella zona di Capo Rizzuto e limitrofe.
Il fenomeno, denunciato dalla prima volta dal sismologo della Columbia University Leonardo Seeber, è strettamente legato all’attività estrattiva, nonostante la Ionica Gas, la società responsabile dell’estrazione, continui a negare ogni addebito. Secondo l’Eni infatti le trivellazioni avvengono in aree non protette e non hanno evidenziato problemi di sicurezza. Ma per evitare ogni rischio l’azienda ricorda che negli ultimi 13 anni la Regione ha incassato royalties per 99 milioni di euro, e questo dovrebbe essere sufficiente a pacificare ogni protesta.
Continuando di questo passo, anche l’ultima colonna del tempio di Hera Lacinia cederà perché la costa si sta abbassando per colpa delle perforazioni dell’Eni: c’è uno sfruttamento massiccio della zona privo di ricadute positive sul territorio. L’impatto sull’area marina protetta di Capo Rizzuto e sulla zona archeologica rischia di diventare pesante
ha denunciato il WWF, secondo cui verrebbe danneggiata una delle poche industrie che fruttano in Calabria, e cioè quella del turismo, sia per quanto riguarda quello marino che per quello archeologico, senza contare i rischi che si stanno studiando ora sulla fauna marina, dato che c’è il sospetto di una “fuga” del pesce azzurro ed un danneggiamento dei delfini. E siccome siamo in Italia, la denuncia di Sergio Iritale, l’ex presidente della Provincia di Crotone, la dice lunga sulla situazione attuale.
Secondo l’ex presidente infatti, quando era in carica, la soprintendenza dei Beni Culturali gli negò il permesso per una manifestazione culturale all’interno dell’area perché le vibrazioni dei flauti usati nel concerto avrebbero potuto danneggiare le colonne doriche. Ma dei boati causati dagli esplosivi delle piattaforme che si sentono fino a terra, purtroppo non dice nulla.
[Fonte: Repubblica]
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