Un’aquila reale è stata trovata morta nel Parco Regionale delle Alpi Apuane, uccisa da un colpo ravvicinato di un fucile. Nella nota diffusa dal direttore dell’ente parco, Antonio Bartelletti, si chiede se esiste forse un “limite alla stupidità umana”. I motivi della domanda sono diversi, ma tutti riconducono alla ipotesi di partenza: l’aquila reale è uno degli animali a rischio estinzione, simbolo della ricchezza del patrimonio naturalistico del nostro Paese.
E’ tornata a morire nei luoghi dove era nata e cresciuta; investita a freddo da uno sparo di fucile vigliacco e criminale. Una rosa di pallini l’ha centrata da breve distanza e ha segnato il suo destino senza appello. Poi. l’ultimo volo disperato verso la Pania Secca alla ricerca di un riparo e di un rimedio impossibile per quel colpo mortale.
Così inizia la lettera diffusa dal Parco delle Alpi Apuane assieme alla radiografia che mostra le ferite dell’arma da fuoco sul corpo del rapace, evidenziate entro piccoli cerchi rossi. L’aquila reale è stata trovata da Adolfo Coppi di Fiumalbo mentre era impegnato in un’arrampicata lungo la via “Bimbi da Prato”, a circa 1.400 metri di quota. Due giorni dopo è stato possibile recuperare il corpo. Si trattava di un adulto di aquila reale, quasi certamente il maschio di una coppia che aveva nidificato nell’area più meridionale delle Alpi Apuane, che volava all’interno di un’area protetta e vietata alla caccia. L’aquila reale è tuttavia una specie protetta anche fuori dal Parco. I Guardiaparco avevano notato nella primavera un’interruzione della nidificazione delle aquile che controllano l’area delle Panie, ma poi un esemplare aveva preso il posto dell’esemplare forse ucciso, rimendiando così “ai danni degli esseri umani”.
Il ritrovamento del corpo dell’aquila reale uccisa alcuni mesi fa e l’esame radiografico, hanno tolto ogni dubbio sulla modalità dell’uccisione forse avvenuta in un’area esterna al Parco, forse avvenuta fuori stagione, certamente avvenuta per un “gesto insensato, volontario”. In chiusura l’appello alle associazioni venatorie per aiutare l’ente Parco a far luce sulla vicenda e ad evitare che in futuro si possa riverificare l’episodio.
[Fonte e foto: Parco Regionale delle Alpi Apuane]