L’annuncio è arrivato nel pomeriggio di ieri direttamente dal Ministro per l’Istruzione, l’Università e la ricerca Mariastella Gelmini: l’Italia finanzierà 18 milioni di euro per le missioni in Antartide per il periodo 2010-2011. Un finanziamento sostanzioso che stride con i tagli all’istruzione in casa nostra, oltre che in tutti gli altri aspetti della vita civile italiana.
Ma come mai il Ministero, che sta togliendo i fondi alla ricerca, alle Università e alle scuole, sborsa ben 18 milioni di euro per una missione al di fuori dei confini nazionali? Chiariamo subito che qualsiasi finanziamento destinato alla ricerca è il benvenuto, specialmente quando ha finalità di studio ambientale come questo, ma quello che risulta poco chiaro è come mai vengano finanziate solo questo genere di imprese.
La risposta potrebbe avere carattere internazionale. La ricerca in Antartide infatti è effettuata da due basi italiane, la Mario Zucchelli e Baia Terra Nova, le quali collaborano con la italo-francese Concordia per progetti che coinvolgono scienziati di mezzo mondo. E forse è proprio qui la chiave della questione. Le basi italiane infatti erano in uno stato poco onorevole, e quindi questi fondi servivano in primo luogo per ristrutturarle, e poi per finanziare alcuni dei 120 progetti del Pnra (Programma Nazionale di Ricerche in Antartide) che quest’anno compie 25 anni.
Le pressioni sono arrivate direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha dichiarato:
è in gioco non solo la ricerca italiana ma anche il ruolo dell’Italia come attore importante della politica internazionale. Negli ultimi anni è esplosa la questione dei cambiamenti climatici, che sono diventati una vera e propria priorità da affrontare per le autorità mondiali. Liberiamoci dalla meschinità e dalla ristrettezza di vedute. Commisuriamo le nostre disponibilità ai mezzi di cui possiamo disporre oggi e nel prossimo futuro, ma non confiniamoci neppure nella strettoia di decisioni immediate in una fase molto complessa e turbolenta che impone anche un ridimensionamento della nostra spesa pubblica. Non sediamoci in questo orizzonte di breve periodo, guardiamo più lontano, al ruolo che deve svolgere il nostro Paese, agli sviluppi più in generale che deve assumere la ricerca scientifica sul piano nazionale e internazionale, con quel senso del futuro che è indispensabile per guidare il nostro Paese.
Una presa di posizione insolitamente forte da parte del nostro Presidente, di solito sempre compassato e cauto nelle dichiarazioni. Ma probabilmente sono proprio le pressioni internazionali a dargli la possibilità di parlare con questi toni accesi, in quanto l’Italia negli ultimi anni aveva un po’ mollato la presa, rimanendo indietro rispetto agli accordi presi inizialmente.
Fino a due anni fa i finanziamenti per queste missioni non erano nemmeno la metà di quelli forniti oggi, ed anche l’anno scorso la situazione non è che fosse così rosea. Certo, c’è ancora molto da fare, ma un finanziamento alla ricerca è sempre un buon inizio, anche se con questa mossa il Governo ha compiuto un mezzo scivolone. Stanziando 18 milioni in breve tempo ha dimostrato che quando vuole (cioè a seguito delle pressioni internazionali), i soldi li trova per tutto. E allora perché non aiutare, anche in misura inferiore, la ricerca entro i confini nazionali? Forse ciò non avviene perché non c’è nessuno che costringe a farlo.
Fonti: [Corriere della Sera; Ansa]
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