L’anniversario, il venticinquesimo, del disastro nucleare di Chernobyl è iniziato all’alba per gli attivisti di Greenpeace Italia, intenti a piantare centinaia di croci al Circo Massimo a Roma. Duemila per l’esattezza. Un memoriale a cielo aperto, un modo per ricordare le vittime e per mettere i paletti su un concetto tanto evidente quanto spesso trascurato dai pro-atomo: il nucleare è energia sì ma è anche morte, distruzione, cancro, leucemia, contaminazione dura a morire, infanzie spezzate, catena alimentare insozzata da veleno, aria irrespirabile, rischio, pericolo.
Ed oggi il nucleare è soprattutto ricordo, un ricordo di cui parlavamo ieri che dovrebbe assumere, ora più che mai, il valore di monito e di insegnamento. Sulle croci l’associazione ambientalista, non a caso, ha riportato anche un’altra data, oltre a quella del 26 aprile, ricorrenza dell’anniversario di Chernobyl: la data dei referendum per scongiurare, perché di questo si tratta, il ritorno al nucleare italiano, 12 e 13 giugno 2011.
E’ inaccettabile, spiegano i pacifisti verdi, che a distanza di poche settimane dall’appuntamento fissato per l’espressione democratica sui temi energetici, la privatizzazione dell’acqua ed il legittimo impedimento, non si sappia ancora nulla di certo sulla sorte del quesito nucleare. Ci sarà, non ci sarà?
Il Governo italiano, per Greenpeace, e non solo, condividiamo anche noi questa opinione, sta cercando di affossare il referendum.
È paradossale, spiegano dall’associazione, che a meno di due mesi dal referendum ancora non sappiamo con sicurezza se verremo chiamati a decidere su un tema tanto importante come quello del nucleare. L’energia nucleare è troppo pericolosa per avere un futuro. Il Governo, invece di sabotare il referendum, deve dichiarare la fine del nucleare in Italia per sempre, prendendo impegni per promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.
Intanto sul sito dedicato creato da Greenpeace, Generazione Cernobyl, si raccolgono video e foto con ricordi e testimonianze, di chi c’era e ricorda, di chi non c’è più e viene ricordato. L’opinione pubblica non dimentica quanto accaduto. Si parla di bambini malati, dei liquidatori, delle rassicurazioni delle autorità ma anche di cose apparentemente banali, legate alla vita di tutti i giorni, che fanno capire quanto un disastro nucleare sporchi tutto della vita: l’insalata, il latte, la pioggia, i surgelati, l’aria aperta diventano cattive. Vale la pena di leggerli tutti questi ricordi. Un uomo scrive:
Io avevo circa 14 anni e mi chiedevo, guardando i tg, come avrebbero fatto i soccorritori a sopravvivere senza nessuna protezione idonea, li vedevo che scavavano con badili, ora so che la maggior parte si è ammalata e morta. E’ triste vedere che la vita umana ha un prezzo così basso. E’ triste constatare che nessun governo ha imparato.
Già, è triste. Oggi più che mai è un giorno triste. Ricordiamo Chernobyl ma, a differenza degli altri anni, non possiamo consolarci sapendo che non accadrà più, che ora le centrali sono tutte più sicure… Ricordare Chernobyl, oggi, con il disastro di Fukushima ancora aperto, fa ancora più male, fa ancora paura.
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