Ad oggi è difficile contare gli animali sull’orlo dell’estinzione in tutto il mondo, saranno migliaia le specie che rischiano, e non tutte si possono salvare. Gli sforzi per la conservazione spesso falliscono, o a volte non vengono nemmeno provati, e si finisce così per perdere un pezzo di biodiversità. Per questo gli scienziati dello Scripps Research Institute dello zoo di San Diego hanno cominciato a raccogliere le cellule staminali delle specie protette, nella speranza che, se tutti gli sforzi fallissero, con la clonazione potrebbero tornare in vita.
La ricerca medica continua a scoprire novità potenzialmente rivoluzionarie nel campo delle staminali, non solo per curare alcune malattie umane, ma anche per altre finalità. E tra queste potrebbe esserci la salvezza delle specie in via d’estinzione. Secondo le prime notizie che giungono dallo zoo, già oggi sono stati raccolti due campioni di cellule staminali provenienti da altrettanti animali in pericolo critico (un mandrillo ed un rinoceronte). Entrambi gli animali, hanno detto i ricercatori, sono stati scelti perché potrebbero beneficiare delle cellule staminali sin da ora. Per esempio, il primate soffre di diabete quando in cattività, e le cellule staminali, proprio come nell’uomo, potrebbero servire per trovare delle terapie adatte che potrebbero funzionare su gran parte dei mammiferi.
Il rinoceronte invece è stato scelto perché è una delle specie a più alto rischio di estinzione sul pianeta, con solo sette animali ancora vivi in tutto il mondo, peraltro tutti tenuti in cattività. I due esemplari dello zoo statunitense non si riproducono da diversi anni, e siccome la popolazione mondiale è ormai ridotta all’osso, la sopravvivenza della specie è ormai impossibile.
I ricercatori possono usare le cellule staminali per formare lo sperma e ovuli direttamente dalle cellule della pelle di animali deceduti e congelati nello stesso zoo, in modo da reintrodurre alcune diversità genetiche nella popolazione al fine di aumentarne il numero. Certo, se poi evitassimo di cacciarli e di distruggere il loro habitat, magari non saremmo costretti ad arriavare a tanto.
[Fonte: Treehugger]