L’Italia nel complesso ha superato l’esamente sugli animali domestici. Almeno per quanto riguarda l’organizzazione comunale ed i diritti riconosciuti agli animali. È quanto se ne deduce dall’ultimo rapporto, intitolato “Animali in Città” in cui l’associazione ambientalista fa il punto della situazione italiana per quanto riguarda le strutture ed i diritti per gli animali. Dei 104 capoluoghi di provincia, 87 hanno accettato di fornire i propri dati. Sperando che gli altri 17 non abbiano nulla da nascondere, concentriamoci su quelli che si sono dimostrati aperti.
Il dato che balza all’occhio è l’organizzazione. L’anagrafe canina infatti funziona ed è ben nota ai responsabili comunali nel 75% dei casi, tre comuni su 4 dunque sono ben organizzati da questo punto di vista. E la sorpresa arriva dal fatto che quelli che si muovono meglio sono quelli più grandi. Le strutture comunali come canili o simili sono presenti e gestite in più della metà dei capoluoghi italiani (il 55,1%), con numeri molto elevati anche per quanto riguarda la gestione dei felini. L’organizzazione è discreta anche per lo spostamento sui mezzi pubblici dato che 2 città su 3 consentono ai propri pets di circolare su treni e autobus, ed hanno anche messo a disposizione dei cittadini delle strutture dedicate.
Le noti dolenti riguardano invece le campagne pubblicitarie sia sull’anagrafe canina che sulla politica del microchip, strumenti fondamentali per evitare gli abbandoni. Meno della metà, il 43,9%, si muove correttamente in questo senso, e all’incirca la stessa percentuale di città ha anche una sezione della polizia municipale addestrata per la corretta gestione degli animali. Pur senza stilare una graduatoria, come invece accade in altri casi, per segnalare i “buoni” e i “cattivi”, Legambiente ha semplicemente elencato, Comune per Comune (qui la tabella completa), i servizi forniti. Ha però anche provveduto ad indicare le eccellenze italiane come quelle di Genova, Parma, Prato, Pordenone, Padova, Forlì, Udine, Torino ed altre ancora che si sono date molto da fare per diffondere la conoscenza, all’interno dei propri confini, su queste problematiche, o realizzando strutture all’avanguardia.
Fonte: Legambiente
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