La sostenibilità rappresenta uno dei fattori chiave per la tenuta del tessuto sociale ed economico nel nostro Paese. E per questo nel corso del sesto Forum CSR ABI, ABI-Confindustria-MiSE hanno siglato un importante protocollo d’intesa avente come finalità proprio quella della promozione della cultura della sostenibilità. A darne notizia è stata l’Associazione Bancaria Italiana nel sottolineare come con l’accordo, congiuntamente, si promuoverà, per le rispettive attività, una maggiore integrazione e diffusione della sostenibilità.
Inoltre, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, sarà data rilevanza a tutti gli aspetti della sostenibilità e sarà altresì effettuata la relativa rendicontazione dei fattori di governance e di quelli ambientali e sociali quali elementi integrativi nei propri ambiti finanziari. L’utilizzo degli indicatori ambientali, sociali e di governance sarà adottato dalle parti che hanno stipulato l’accordo in via volontaria con la consapevolezza che la sostenibilità, tra l’altro, possa favorire la fiducia nel mercato e dare un’accelerazione decisiva all’uscita dalla crisi del nostro Paese.
L’accordo siglato, in accordo con quanto riferisce l’ABI, è il primo siglato insieme tra gli Istituti di credito, le istituzioni e le imprese con una particolare attenzione alla responsabilità d’impresa nell’ambito di quelle aziende aventi piccole e medie dimensioni. Il protocollo d’intesa secondo le parti firmatarie sarà in grado di favorire ulteriormente la comunicazione ed il dialogo tra le banche e le imprese secondo modelli di relazione che adottino un linguaggio comune, e che mirino all’assunzione di maggiore responsabilità, da parte dell’impresa, nei confronti sia dell’ambiente, sia della società.
Recentemente, intanto, un Rapporto dell’ABI ha rivelato come per il nostro Paese la piena implementazione dell’informatizzazione e della dematerializzazione dei processi e dei documenti, a partire dalla fattura elettronica, permetterà non solo ingenti risparmi economici, ma anche una riduzione che, con la dematerializzazione dei processi e dei documenti estesa su scala europea, si tradurrebbe in ben tre milioni tonnellate annue di anidride carbonica (CO2) non immesse in atmosfera.
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