Italia, Austria e Lussemburgo a fatica cercano di raggiungere gli obiettivi di Kyoto 2012, mentre il resto d’Europa pensa alla seconda fase del protocollo sul clima per il 2020. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica nel nostro Paese si è fermata al 4,8%, quando invece dovrebbe essere del 6,5%. Il mancato obiettivo del nostro Paese che emette 10-20 volte in più di quanto dichiara, e degli altri due Stati europei, mette a rischio i risultati dell’intera Unione che, entro il 2020, dovrebbe ridurre del 20% le emissioni di CO2 e i consumi energetici.
L’Italia arranca sia in politica e sia nei mercati e, chiaramente, la situazione poco rosea dell’economia mette a rischio anche le politiche ambientali portate avanti con l’Unione europea. Campanelli d’allarme dei mancati obiettivi di Kyoto erano stati il recente forum QualEnergia e il rapporto Ecosistema Urbano hanno rivelato che 3 italiani su 4 non sono soddisfatti di come la classe politica italiana si sta impegnando per affrontare le problematiche ambientali, e che dal 2009 ad oggi la situazione ambientale dei capoluoghi del Bel Paese non sia migliorata per emissioni, smog e verde pubblico. Ma ora anche l’Europa mette in guardia l’Italia, l’Austria e il Lussemburgo affinché rispettino il protocollo. Questi tre Paesi, ha dichiarato il direttore dell’agenzia dell’Unione europea per l’ambiente, Jacqueline McGlade
devono accelerare il passo per centrare gli obiettivi. Qualsiasi opzione intendano adottare, sarà necessario un budget adeguato per assicurare il rispetto degli impegni.
Se gli impegni non vengono rispettati, di fatto, l’Italia dovrà presentarsi alla Corte di giustizia europea e pagare delle multe. Il ministro Stefania Prestigiacomo rassicura che nell’ultimo appuntamento in Lussemburgo, dove si è riunito il Consiglio dei ministri
Sono state recepite le richieste italiane relative alla definizione della durata massima del secondo periodo di Kyoto, che non dovrà andare oltre il 2020 e dovrà rappresentare una fase di transizione verso l’accordo globale.
Laddove Belgio, Francia, Spagna, Estonia, Romania e Bulgaria si facevano promotori del prolungamento del protocollo di Kyoto, il cosiddetto Kyoto 2, per constare a lungo termine le emissioni inquinanti e i gas serra.
[Fonte: Ansa]
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