Il gruppo di ricerca di un famoso istituto come il Worcester Polytechnic ha realizzato un nuovo ed innovativo sistema che permette di riciclare le terre rare che si trovano sia nelle batterie delle vetture ibride che in quelle elettriche, ma non solo, visto che si fa riferimento anche a quelle delle turbine eoliche e di tutti i vari strumenti medici che si impiegano per effettuare delle risonanze magnetiche.
Questa particolare ricerca segue in modo lineare quanto esposto dai due ingegneri chimici Dhammika Bandara e Marion Emmert, che hanno provato a trovare una soluzione, che sia al tempo stesso non solo valida, ma anche efficiente, per poter evitare di sprecare le terre rare che si trovano all’interno dei magneti di vari strumenti elettrici.
Questo innovativo metodo si compone di due parti in cui viene suddiviso il procedimento di estrazione chimica: in questo modo, l’equipe coordinata dai due ingegneri è riuscita a differenziare i vari materiali trovati, con la possibilità quindi di isolare anche il neodimio, il disprosio e il praseodimio.
Questa particolare tecnica di estrazione chimica è stata già sperimentata e l’equipe ha ottenuti risultati soddisfacenti con il propulsore elettrico di una Chevrolet Spark.
Quindi, questo innovativo sistema di riciclo offrirà la possibilità agli Stati Uniti, con Obama che ha promesso il 20% di consumi elettrici green entro 2020, di poter essere decisamente più indipendente in tema di terre rare, evitando di ricorrere in modo massiccio alle importazioni.
Un monopolio, quello delle terre rare, che è saldamente in mano alla Cina, che già da qualche tempo ha incitato gli ambientalisti a fare causa ad aziende e privati per l’inquinamento, che detiene ben il 97% di quelle utilizzate nelle batterie delle vetture sia ibride che elettriche e nell’uso di diverse tecnologie rinnovabili, come le turbine eoliche.
Sempre in territorio cinese sono installati la maggior parte degli impianti di estrazione ed isolamento delle terre rare: un problema per gli Usa, alla costante ricerca negli ultimi anni di una soluzione per poter ridurre i costi di produzione.
Questa nuova tecnica estrattiva chimica attende solamente di ottenere un brevetto definitivo e ovviamente l’equipe guidata dai due ingegneri non vede l’ora di trovare un partner che possa comprare la licenza, in modo tale da lanciare sul mercato questa nuova tecnologia.