Come annunciato alcuni giorni fa, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, ha presentato al Comitato Interministeriale di Programmazione Economica (CIPE) il piano strategico per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la messa in sicurezza del territorio italiano. Temi fondamentali dopo le ultime alluvioni ed esondazioni che hanno colpite le zone più centrali del Paese e dopo la Conferenza di Doha che ha riunito le Nazioni in Qatar per discutere sul clima e sui cambiamenti climatici.
Con l’entrata in vigore della Convenzione Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, nel 1994, ogni Paese è stato chiamato a provvedere alla riduzione dei gas serra attraverso piani e strategie di investimento, innovazione, adattamento. Come ha spiegato il ministro Corrado Clini, il nostro piano strategico, presentato al CIPE, prevede
La difesa delle zone costiere dell’Alto Adriatico è uno dei punti fondamentali delle linee strategiche per il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio.
In sostanza il rapporto parte da
Una serie storica di eventi climatici che abbiamo negli ultimi quindici anni che ci dice che abbiamo una modificazione significativa del regime delle piogge e un prolungamento del periodo di siccità, che rendono vulnerabile il territorio. A fronte di una situazione climatica cambiata la protezione del territorio deve essere aggiornata. Ci sono misure per fronteggiare la quantità di piogge che avviene in un periodo concentrato: bisogna mettere delle difese idrauliche molto diverse da quelle esistenti.
L’innalzamento del mare è tra gli obiettivi del piano italiano perché, sottolinea il ministro
Le previsioni dei climatologi sono molto preoccupanti e risultano molto esposte al rischio di alluvione tutte le zone costiere dell’Alto Adriatico, da Ravenna a Monfalcone, dove molti territori si trovano a quote inferiori al livello del mare. Oggi quei terreni sono difesi e tenuti asciutti da un sistema di canali di scolo e di idrovore concepito fra l’Ottocento e il Novecento, quando le piogge erano diverse e il mare non minacciava di diventare più alto.
Per le case costruite in queste zone a rischio idrogeologico, diviene obbligatoria l’assicurazione per eventuali danni, in modo da ridurre i costi dei premi assicurativi e “per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani attraverso i risarcimenti con fondi pubblici.