A qualche migliaio di chilometri da noi, in Sudamerica, si sta combattendo una guerra senza che il mondo ne sappia nulla. Ci troviamo in Brasile in uno dei polmoni del pianeta, la foresta Amazzonica, che il Governo afferma di voler difendere, ma solo a parole. Da tempo infatti è in atto una deforestazione selvaggia che va al di fuori delle leggi e che però non sta bene alle popolazioni locali che protestano e, a volte, hanno la peggio.
Capita così che nella lotta tra ambientalisti e deforestatori, ancora una volta, si sfoci nella violenza come è accaduto ieri nel Nord del Brasile, con l’uccisione di un altro attivista, l’ottavo per la precisione dal mese di maggio ad oggi. Era un contadino, si chiamava Joao Chupel Primo, e si era unito alle manifestazioni contro il disboscamento illegale nella foresta pluviale dello stato brasiliano del Par. Dopo una delle tante manifestazioni, l’uomo era tornato a casa, ma due uomini lo hanno aspettato fuori dall’abitazione e, appena è uscito, lo hanno sparato alla testa.
Anche se la polizia ufficialmente ancora non conosce le motivazioni dell’aggressione, queste sono chiare a tutti visto che l’omicidio ha somiglianze preoccupanti con altri atti di violenza commessi contro gli altri leader della protesta negli ultimi mesi. Secondo un rapporto dell’Agencia Estado, le autorità locali non sanno chi ha ucciso l’agricoltore, ma hanno una pista visto che lui stesso aveva denunciato nelle settimane scorse numerose minacce ricevute a causa della sua attività ambientalista. Recentemente, Primo aveva sporto denuncia e persino offerto soffiate alla polizia a proposito di alcune attività illegali come ad esempio il viavai di camion di legname che avvenivano ogni giorno nelle aree che dovrebbero essere protette. Ma purtroppo le autorità non sono riuscite a proteggere né le foreste né lui e gli altri 7 ambientalisti rimasti vittime di questi criminali.
[Fonte: Treehugger]
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