Lo avevamo accennato qualche mese fa: la siccità in Amazzonia stava mettendo in ginocchio milioni di abitanti, dipendenti dai fiumi e dalle foreste dell’area. Si trattava, dicevano allora, di una forte ondata di siccità, la più forte almeno degli ultimi 5 anni. Ma i dati completi, arrivati solo oggi e calcolati dall’Amazon environmental research institute (Ipam) dicono che non solo la siccità del 2010 è stata più potente di quella terribile del 2005, ma è addirittura la più pesante degli ultimi 100 anni.
Le conseguenze sono tristemente note: agricoltura in ginocchio, aumento degli incendi, persone già povere ridotte sul lastrico, e soprattutto il polmone della Terra che continua a “perdere pezzi”. Secondo lo studio, pubblicato su Science, la capacità di trattenere la CO2 da parte degli alberi viene ridotta drasticamente perché questo fenomeno indebolisce gli alberi in modo naturale. Se poi a questo aggiungiamo la deforestazione causata dall’uomo, diventa evidente l’emergenza che la più grande distesa verde del pianeta (5,3 milioni di chilometri quadrati) ha registrato.
Calcola Paulo Brando, rappresentante dell’Ipam, che il 2010 è stato anche l’anno in cui è stata registrata la perdita più grande di alberi in Amazzonia, nonostante le leggi del Governo Lula contro gli abbattimenti fuorilegge avessero ridotto le azioni illegali. Nell’annus horribilis 2005 si calcolò che circa 5 miliardi di tonnellate di CO2 in meno furono immagazzinate nel sottosuolo dagli alberi abbattuti, sia dall’uomo che naturalmente. Oggi la stima è di quelle impietose, anche se è ancora presto per fornire cifre precise. Ciò che c’è di sicuro è che l’anidride carbonica libera nell’aria sarà molta di più.
Questa è solo una stima iniziale basata sulle minori precipitazioni, ma non avremo un’idea esatta di quanti alberi abbiamo perso finché non finiremo le misure sul terreno. Potrebbe essere che molti degli alberi suscettibili alla siccità siano stati uccisi nel 2005, ma d’altra parte la prima ondata di caldo potrebbe aver indebolito molti esemplari che poi sono stati “finiti” nel 2010. Quello che è certo è che se si ripeteranno episodi come questo nei prossimi anni la capacità dell’Amazzonia di immagazzinare CO2 ha i giorni contati
conclude Brando.
..... 18 Febbraio 2011 il 12:07 pm
Convivere con la foresta non è assolutamente facile, i mesi passati nel 2010 in questa parte del globo, sono stati tra i più formativi della mia vita. La foresta ti richiede impegno, motivazione, vera capacità di amare l’Universo nella sua interezza, mi chiedo come si può buttare giù un albero di quelle dimensioni… io mi sentivo un abitante di Lilliput in confronto… Fa impressione vedere l’areo che vola sulla foresta, e subito dopo distese enormi di “finte praterie”, fa ancora più impressione vivere per mesi con il cielo coperto dal fumo degli incendi, svegliarsi la mattina e respirare fumo, i capelli, i vestiti tutto impregnato di fumo, la pelle che si secca, gli occhi che lacrimano e le vie respiratorie che non respirano, con le conseguenti malattie, è puro effetto serra, come avere un falò dentro casa e le finestre bloccate….io ci sono rimasta qualche mese, ma c’è gente che ci vive perennemente!!!