La deforestazione in Amazzonia sembra avere avuto un leggero calo negli ultimi anni, registrando nel 2011 una flessione dell’11% rispetto al 2010. Il dato, diffuso dall’Instituto Nacional de Investigaciones Espaciales, è tuttavia controverso perché negli ultimi 12 mesi sono aumentati del 20% i terreni agricoli. Come ha spiegato il ministro dell’Ambiente brasiliano Isabel Teixeira
Alcuni stati sono ancora estremamente sensibili. Dobbiamo chiarire cos’è accaduto in Rondonia
dove si stanno costruendo due dighe idroelettriche. Forse questi dati occorrevano al governo Brasiliano per approvare il nuovo codice forestale in votazione oggi pomeriggio nella Camera dei Deputati.
Le principali associazioni ambientaliste, con Greenpeace e Wwf in testa, si stanno battendo in questi giorni del Congresso di Durban per fermare l’approvazione del nuovo codice che di fatto va a diminuire la percentuale di foresta tutelata: se prima un proprietario terriero poteva sfruttare fino al 20% della terra lasciando il restante 80% intatto; oggi con il nuovo codice forestale il proprietario del terreno può disboscare, coltivare e adibire a pascolo fino al 50% del lotto di terra in Amazzonia. Questo vuol dire la distruzione di 76,5 milioni di ettari di boschi che andrebbero a causare un aumento delle emissioni di gas serra di circa 20.000 milioni di tonnellate, tante quante potrebbe emetterne un Paese industrializzato come la Germania, in 30 anni. Si legge sul sito di Greenpeace
Le potenti lobby del settore agricolo e zootecnico hanno il pieno controllo della Camera dei Deputati in Brasile. E’ chiaro che il Congresso sia pronto ad approvare un codice forestale che favorisce le motoseghe e mette a rischio la salvaguardia dell’Amazzonia.
Il loro appello è rivolto alla Presidente del Brasile Dilma Rouseff che in piena campagna elettorale aveva promesso di ridurre la deforestazione dell’Amazzonia dell’80% entro il 2020 e di fare del suo Paese l’emblema della lotta ai cambiamenti climatici e alla deforestazione.
[Fonti: Ansa; Adnkronos; Greenpeace]
[Foto: Greenpeace]