Siamo alle solite: c’è un’alluvione, e come sempre ci scappa il morto, e si parla di fare prevenzione. Poi però, passata l’emergenza, di lavori nemmeno l’ombra. Sono passate appena poche settimane dal disastro di Genova dove sono morte tre persone, e già ne contiamo un altro. Peccato che alle parole che furono dette all’epoca, sempre sulla prevenzione, non seguirono i fatti. Ora ci prova il neo ministro Corrado Clini, con proposte destinate a provocare polemiche.
A parte la solita solfa dei lavori per mettere in sicurezza gli argini dei fiumi, Clini inserisce un elemento in più:
è opportuno intervenire anche sui corsi d’acqua e iniziare a considerare la possibilità che zone esposte vengano svuotate da attività produttive e residenze: il prezzo che si paga traccheggiando è molto alto, dobbiamo quindi anche pensare che alcune attività consolidate debbano essere spostate da alcuni siti. I tempi di lavoro sono lunghi ma dobbiamo attrezzarci per l’emergenza e in questo, il lavoro della protezione Civile è essenziale.
Il riferimento, visto che l’ultimo disastro è avvenuto in Sicilia, è proprio a quei paesi del messinese, e la stessa città di Messina, costruiti direttamente sull’alveo del fiume. Anche un bambino capirebbe che costruire una città su un letto di un fiume è pericoloso e prima o poi l’acqua si riprende il suo posto, ma gli amministratori locali non si sono interessati a questo piccolo dettaglio, ed ora ne pagano le conseguenze. Per questo, secondo il Ministro, la soluzione sarebbe sfrattare migliaia di persone e spostare le attività produttive in modo da restituire al fiume il suo letto. Anche perché lo stesso disastro è accaduto lo scorso anno, ed accadrà anche in futuro dato che questi sono i primi sussulti dei cambiamenti climatici:
È urgente che l’Italia prenda atto che siamo in una situazione climatica nuova, dobbiamo sapere che gran parte del nostro territorio è vulnerabile e ha bisogno di un lavoro di manutenzione e gestione. Altrimenti, rincorreremo solo le emergenze con gravi perdite di vite umane e danni economici.
Se in linea di principio le sue parole sono condivisibili, i mezzi con cui raggiungere quegli scopi sono discutibili. Ma saremmo contenti di vedere anche posare la prima pietra di questi lavori che da decenni vengono annunciati, non solo in Sicilia ma in tutt’Italia, e che però non vengono mai nemmeno iniziati.
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