Torniamo a parlare dell’allevamento degli animali in Italia in occasione della diffusione dell’ultimo dossier della Coldiretti, che riporta dati estremamente interessanti: in un solo anno oltre 10 milioni di animali in meno nelle “vecchie fattorie”, ormai sempre più un miraggio, con rischio di estinzione che per varie specie molto grave e pressante.
A picco l’allevamento di animali, in Italia, sul fronte delle fattorie: nell’arco di appena 12 mesi si contano 10 milioni di animali in meno, 7 milioni tra galline e polli, 700 mila conigli, un milione tra pecore, capre e agnelli, e 650 mila maiali.
Cosa ci dicono principalmente questi dati? Anzitutto, si continua a perdere biodiversità, si dipende maggiormente dall’estero e si dipende maggiormente dai grandi allevatori intensivi. Sul fronte della biodiversità le specie a rischio sono davvero numerose: restano 70 esemplari di asino romagnolo, 400 di capre Girgentane dalle lunghe corna, appena 145 bovini di razza Garfagnina.
In generale, l’Italia dipende sempre più dagli altri stati: il paese importa il 42% del latte consumato, il 40% della carne di maiale, il 30% di quella ovina e caprina. L’ultimo dossier Coldiretti è anche un atto di denuncia contro l’informazione a dir poco opaca che raggiunge gli italiani. Lo sapevate che quasi la metà del latte venduto in Italia non è prodotto in Italia? Il presidente Moncalvo ha sottolineato come
Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta.
Insomma, la mancata applicazione dell’obbligo di indicare sulle etichette la provenienza di tutti gli alimenti dà una grossa mano alla disinformazione degli acquirenti. Tanti dati che confermano, quindi, che la vecchia fattoria in Italia, al di là di quanto viene fatto credere ancora oggi, è ormai più favola che realtà.
Photo credits | Lali Masriera su Flickr