Il fondale del Mare Artico si ritrova vittima di un’invasione, di un’invasione della plastica. Da quanto rilevato dai ricercatori tedeschi dell’Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research è estremamente allarmante: la quantità di rifiuti plastici (sacchetti di plastica in primis) sul fondale del Mare Artico è raddoppiato nell’arco di un decennio, dal 2001 al 2011, con picchi negli ultimi anni che fanno tutt’altro che ben sperare per l’immediato futuro.
Pessime notizie per il Mare Artico: l’inquinamento dei fondali si fa sempre più drammatico. Gli studiosi dell’Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research hanno potuto analizzare le condizioni del fondale artico a Hausgarten, un osservatorio in loco, tra lo stretto di Fram, l’arcipelago delle Svalbard e la Groenlandia, utilizzando una sofistica apparecchiatura denominata Ocean Floor Observation System. Il risultato è sconfortante: dai dati raccolti dagli scienziati si evince che la quantità di rifiuti plastici sul fondo del Mare Artico negli ultimi dieci anni (più precisamente dal 2001 al 2011) non è semplicemente aumentata, ma addirittura raddoppiata, con gravi incrementi negli anni tra il 2007 e il 2011. Come a dire che le cose peggiorano di anno in anno.
La quantità di rifiuti (soprattutto sacchetti di plastica), in relazione alla posizione isolata del Mar Artico è stata definita molto elevata, e c’è grande preoccupazione tra i ricercatori (come riportato anche da Live Science) per la salvaguardia della biodiversità artica: i rifiuti plastici sui fondali sono infatti a stretto contatto con tutti gli organismi che lì hanno il proprio habitat, minando la capacità di questi ultimi di respirare e potersi nutrire normalmente. Secondo il team di scienziati tedeschi i rifiuti a diretto contatto con gli organismi sui fondali dell’artico sarebbero il 70 per cento del totale. L’inquinamento, purtroppo, è ovunque. Anche il Mare Artico fa le spese, sempre più gravemente, dell’inquinamento generato altrove.
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