Fino a poco tempo fa si pensava, e qualcuno lo pensa ancora oggi, che aumentando le emissioni, il mondo è destinato a collassare in maniera direttamente proporzionale. Se da un lato è vero che un eccesso di inquinamento può distruggere il mondo, dall’altro la Natura ancora una volta ci sorprende, e ribalta la nostra visione limitata del mondo.
Non è vero infatti che questo avviene in maniera proporzionale. Alcuni ricercatori americani dell’Università del Wisconsin-Madison hanno notato che alcune specie di alberi, ed in particolare le betulle, negli ultimi anni hanno cominciato ad aumentare la quantità di CO2 assorbita. E proprio come avviene a noi umani quando aumentiamo il cibo ingurgitato, stanno ingrassando.
Per la precisione, spiegano i biologi, negli ultimi 50 anni il ritmo di crescita delle betulle è aumentato del 50%, portando questi alberi ad una sorta di obesità. Un’obesità che da un lato è positiva, perché ha fatto capire che alcune specie assorbono più anidride carbonica di altre, e potrebbero portare ad un incremento delle piantagioni di tali alberi per poterne assorbire il più possibile, ma dall’altro sono anche pericolose perché si sa che gli alberi, una volta che vengono sradicati o bruciati, rimmettono nell’atmosfera tutta la Co2 che hanno assorbito nella loro vita.
Michael Keown, dirigente dello United States Forest Service, spiega che
già oggi le aree boschive degli Stati Uniti catturano il 15% di tutti i gas carbonici del Paese, ma in futuro possono fare molto di più. La capacità di sequestrare CO2 nelle cosiddette foreste umide, che abbondano qui sulla West Coast, è il triplo rispetto a zone dove la vegetazione è più secca.
La conclusione a cui giunge Keown è dunque di puntare su questi “alberi-spugna” i quali, essendo maggiormente in grado, rispetto ad altri, di assorbire Co2, potrebbero dare una grossa mano nella diminuzione delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera. A patto che l’uomo, una volta piantate, le lasci lì ed eviti una seconda deforestazione, dopo quella che ha già distrutto mezzo pianeta oggi.
Fonte: [Repubblica]
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