Le costruzioni sostenibili sono possibili ovunque, e per dimostrarlo una coraggiosa designer ha deciso di costruirne una nelle condizioni più estreme che il mondo conosce: sulle lande ghiacciate dell’Alaska. La casa è stata battezzata Gertee. Il suo nome deriva dalla yurta, una tipica casa trasportabile di origine mongola, ma con un’innovazione tutta nuova: le materie prime di base provengono da materiali riciclati.
A differenza delle versioni della Mongolia e di quelle più moderne Occidentali (squisitamente artigianali e rivestite in tessuto), Gertee ha un’enorme varietà di materiali, la maggior parte dei quali altrimenti sarebbero finiti in una discarica.
E’ tutto legno di scarto, scarti di plastica, copri-cartelloni e pezzi di stoffa, tenuti insieme con delle cerniere. Il telaio è realizzato in un rivestimento 2×4 metri con del legname tagliato in doghe e legato insieme, mentre il tetto è costituito da più pali.
Gertee ha bisogno di circa 80 stecche da circa 5 metri di lunghezza l’una per comporre il muro. Se vi sono almeno 20 stecche da 2×4 mischiate (o quindici 2×6 o otto 2×12), queste possono essere tagliate per comporre le pareti. Anche tavole rotte potrebbero fungere da pareti, anche se più piccole. Tubi o altri metalli possono essere utilizzati anche se non così facilmente reperibili come il legno. Per completare l’opera si ricorre a stecche sottili, spesso di bambù. L’interno è rivestito con un foglio di isolante riflettente, vecchie coperte e rifinito con tessuto. Sul sito Tiny House Blog si legge:
C’è qualcosa di molto educativo nel vivere in una stanza rotonda, una volta che si riesce a capire come disporre i mobili. Ora pensate a circoli e “torte” e non a quadrati e rettangoli.
La casa-yurta è stata costruita presso Camp Redington, uno di quei posti, fanno sapere gli abitanti, tipici dell’Alaska, a cui basta soltanto pensarci che si comincia a sentir freddo. Se una casa del genere è abitabile lì, figuriamoci dalle nostre parti.
Fonte: [Treehugger]
Commenti (1)