Una scomoda verità (An Inconvenient Truth) è un film-documentario diretto da Davis Guggenheim, sull problema mondiale del riscaldamento globale. Il suo protagonista è l’ex vicepresidente degli Stati Uniti d’America – e papà di Current – Al Gore. Si tratta di una presentazione multimediale che Al Gore ha creato e implementato durante i tanti anni in cui è diventato l’uomo-simbolo dell’informazione sui cambiamenti climatici.
Un documentario di effetto: il pianeta distrutto per l’effetto serra, interi campi bruciati e arsi dalla sete. E la Natura, ferita, che risponde con violenza all’Uomo che tanto male le ha fatto. Il documentario ha visto al Sundance e un Oscar: e ora ha ispirato un’opera in musica. Dovremo aspettare un po’: il debutto è previsto l’11 maggio 2011 alla Scala, nel 150˚anniversario dell’Unità d’Italia.
Lieto fine? Buone notizie per le tematiche ecologiste, che sbarcano così nel tempio della lirica milanese e mondiale? Non esattamente. Il 2011 è lontano, ma le polemiche sono già cominciate.
Una notizia innovativa e certo coraggiosa, insomma. Viene chiamato, a realizzarla, William Friedkin: regista di French Connection (e cioè Il braccio violento della legge), e de L’esorcista. Il libretto dell’opera, invece, viene commissionato al poeta americano J. D. “Sandy” McClatchy, mentre sarà il compositore italiano Giorgio Battistelli a occuparsi della musica.
Ma. Nella lieta novella c’è un ma, perché Friedkin ha interrotto, a un certo punto, la collaborazione, comunicandolo alla Scala. Non per cause economiche, né tecniche. Ma per ragioni che in questo campo vogliono dire: artistiche.
Inconciliabili divergenze sul piano creativo con il libretto di McClatchy. Da subito, il regista aveva avuto una reazione negativa di fronte al libretto. Descrive la sua reazione in maniera quasi terrificata. Eppure, il documentario mira all’essere di effetto.
Battistelli e Fournier mi informano che loro invece sentono di poterci lavorare. Mi pare che le differenze professionali di opinione siano evidenti perciò a fine novembre il mio agente ribadisce più volte a Fournier che io mi sono ritirato da questa produzione per “divergenze creative inconciliabili
Una scomoda verità é questo abbandono. A fronte del progetto e della comunicazione che vuole portare attraverso un nuovo strumento – a prima vista poco immediato, e invece non solo di grande effetto, ma anche di nobiltà e divulgazione. Niente regia per William Friedkin, dunque: inconciliabili divergenze creative – e scopriremo se si tratta anche di inconciliabili divergenze teoriche sul contenuto dell’opera.