L’incredibile Airpocalisse in Cina, come alcuni l’hanno definita, continua la sua drammatica escalation: ne parliamo da tempo e le condizioni restano, più che gravissime, costantemente a livelli da record. Il sole oscurato dallo smog, la visibilità non oltre i 500 metri, i grattacieli scomparsi nel grigio, le scuole chiuse. Non è un film ma la vita quotidiana a Shangai.
Da alcuni mesi la Cina e la città di Shangai in particolare infrangono record su record di inquinamento atmosferico. Nel fine settimana scorso a Shangai il livello di microparticelle era oltre il limite di 24 volte. Letteralmente non ci si vedeva. Il 30 per cento dei mezzi pubblici sono rimasti in deposito, varie strade e autostrade sono rimaste chiuse, più di 100 voli sono stati cancellati, molte scuole sono rimaste chiuse, diversi traghetti sono stati costretti a rimanere fermi.
A Shangai non si parla solo di enormi danni alla salute (che si ripercuote a livello quasi immediato nell’aumento di ricoveri per problemi respiratori, specialmente di bambini), ma di una situazione che è ormai una distopia realizzata, uno scenario degno dei più cupi film di fantascienza. Le mascherine antismog sono introvabili, le persone restano barricate in casa. Il nuovo record segnato venerdì è di 602 microgrammi per metrocubo di di PM. Il limite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è pari a 25.
Il governo e le autorità locali avevano promesso un piano per il taglio del 20% dello smog entro il 2017 ma l’efficacia delle misure messe in pratica è davvero minima e le condizioni continuano a peggiorare. L’Airpocalisse cinese è ormai l’esempio lampante e concreto dello sviluppo economico non sostenibile, dell’uso del carbone e del disinteresse verso le problematiche ambientali, ed è, molto semplicemente, un esempio terribile. Si spera che le autorità possano arginare la drammatica situazione di Shangai, in cui ogni qualvolta viene a mancare pioggia o vento è il disastro: le misure da prendere devono essere drastiche, o le file davanti agli ospedali saranno sempre più lunghe.
Photo credits | Jakob Montrasio su Flickr