Agroenergie, in primis il biogas, da sostenere e da rendere sostenibili. Ne ha parlato nei giorni scorsi Ezio Veggio nell’ambito di una conferenza stampa dedicata in cui Confagricoltura, di cui Veggio è vicepresidente, fa il punto sugli obiettivi da stabilire in questo settore potenzialmente molto produttivo da qui al 2013, stabilendo nuove regole per gli incentivi e procedendo a decreti attuativi per la cui stesura ormai è rimasta appena qualche settimana di tempo.
A partire dal 2013, ha spiegato Veggio che nello specifico è il responsabile per le politiche agroenergetiche, dovrà essere operativa la riforma dei regimi di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Abbiamo però solo poche settimane per la stesura dei decreti attuativi che definiranno le nuove regole per gli incentivi. Una cosa è certa: le rinnovabili sono una risorsa per l’agricoltura, l’economia e la società.
La crescita delle agroenergie sostenibili, ha poi proseguito Veggio, va pilotata. Bisogna quanto prima definire le regole per uno sviluppo equilibrato delle fonti rinnovabili, compreso il settore del biogas che ha grandi potenzialità. In alcune aree a vocazione zootecnica, infatti, si sono registrate criticità legate soprattutto al mercato fondiario dovute al fatto che la fase di start up non è stata del tutto governata. I problemi possono essere superati e, dalle norme che si andranno a definire per il 2013, dovranno emergere precise indicazioni. Noi stiamo lavorando in quest’ottica.
Le agroenergie possono rappresentare una fonte di reddito ma non bisogna dimenticare le regole per uno sviluppo sostenibile delle stesse che rispetti il territorio, l’economia locale, una crescita sana, insomma, a cui fanno riferimento d’altro canto le proposte inscritte nel programma di promozione virtuosa denominato Il biogas fatto bene, stilato dalla stessa Confagricoltura. La parte che ci sembra più importante di questo piano è quella che limita la produttività di un impianto alla biomassa presente nel territorio in cui è localizzato per evitare gli approvvigionamenti all’esterno o peggio, come purtroppo spesso accade, che si affittino nuovi terreni o si acquisti biomassa, alimentando dunque un mercato a dir poco insostenibile.
Il biogas deve essere un’opportunità per le imprese ma deve anche obbedire ad una precisa normativa ambientale, ha spiegato il vicepresidente di Confagricoltura, citando come esempio gli effluenti zootecnici:
Non devono essere in alcun modo considerati rifiuti, ha detto Veggio, ma sottoprodotti per la produzione di energia. Lo stesso vale per il digestato, ottimo fertilizzante biologico, inodore, che deve poter essere utilizzato per la concimazione dei campi.
E dell’annosa questione food for fuel cosa ne dice la Confagricoltura?
Si tratta di problemi circoscritti a poche delimitate realtà territoriali, oggi sono utilizzabili circa un milione di ettari di terreni a riposo (secondo i dati della Rete Rurale Nazionale) nonché ulteriori aree non più coltivate a tabacco e barbabietola da zucchero sottratte dalla riforma delle Organizzazioni comuni di mercato (oltre 300 mila ettari negli ultimi venti anni). Complessivamente tutte queste superfici potrebbero dare un contributo importante al fabbisogno energetico del Paese, senza creare squilibri tra destinazioni alimentari e non. Il piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura – prevede il raggiungimento al 2020 di una potenza installata di 1200 MWe da biogas. Un traguardo conseguibile utilizzando circa 200 mila ettari corrispondenti a meno del 2% della superficie agricola utilizzata (SAU) italiana. Ci sono quindi tutte le premesse perché si raggiunga questo obiettivo senza togliere energia al cibo.
Premesse che ci auguriamo siano anche promesse.