Agricoltura sostenibile: sperimentazioni sui pomodori da “serbo” coltivati senz’acqua

di Redazione Commenta

Negli ultimi anni, a causa del riscaldamento terrestre e dei cambiamenti climatici, si sente parlare sempre più spesso di siccità. In molti paesi del Mondo la mancanza d’acqua rappresenta un importante handicap allo svolgimento delle principali attività umane, a volte anche di quelle più elementari come bere un bicchiere d’acqua o fare una doccia. L’agricoltura è uno dei settori che risente maggiormente dell’emergenza acqua.

Per far fronte alle difficoltà a cui va incontro il settore agricolo, come spiega anche Marco Mancini, si sono sviluppate, negli anni e in vari paesi, ricerche mirate all’individuazione di colture a bassissimo fabbisogno idrico. In quest’ottica si inserisce lo studio dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (ISAFOM) del Cnr di Catania sui cosiddetti pomodori da “serbo” delle regioni del Meridione.


Si tratta di pomodori coltivati in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia senza irrigazioni artificiali. Nel passato questo tipo di pomodoro era utilizzato soprattutto nel periodo invernale poiché era l’unico in grado di mantenersi a lungo in buono stato grazie all’elasticità e allo spessore della buccia. Lo studio del Cnr, che vede la collaborazione dell’Ente sviluppo agricolo e dell’Assessorato agricoltura e foreste della Regione Sicilia, prevede la sperimentazione su 30 tipologie di pomodoro da serbo attraverso la coltivazione in zone collinari o di pianura senza alcun intervento di irrigazione e utilizzo di antiparassitari per tutto il ciclo di vita fino alla raccolta.

Dal monitoraggio della coltura gli esperti hanno rilevato la buona capacità del pomodoro da serbo di resistere a terreni molto aridi e ad un clima molto caldo. Nei pomodori coltivati senz’acqua, inoltre, le sostanze nutritive e antiossidanti risultano in quantità maggiori rispetto ad un tradizionale pomodoro da industria, proprio grazie alla minore presenza di acqua. In base ai dati raccolti dall’Istituto del Cnr, il pomodoro da serbo ha un ciclo di vita più lungo di un normale pomodoro da industria e una resa più bassa proprio a causa del sistema di coltivazione senza acqua. Si calcola che un ettaro di terreno coltivato a pomodori da serbo fornisca circa 170 quintali rispetto ai circa 900 quintali di pomodori da industria. Ancora elevati i costi di produzione del pomodoro da serbo a causa della resa scarsa e della lunga fase di raccolta che prevede numerosi passaggi.

La sperimentazione dell’Isafom rientra nell’ambito dell’agricoltura sostenibile puntando ad un bassissimo impatto ambientale e ad un risparmio idrico e quindi economico, rappresentando un’importante chance per i contadini del Meridione che devono fare i conti con lunghi periodi di siccità.

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