Il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, nel corso del suo intervento alla 386esima sessione del Comitato di Sicurezza Alimentare in corso alla Fao a Roma, ha parlato di un nuovo modello di agricoltura sostenibile che risollevi i Paesi poveri dalla fame e che si avvalga della ricerca e dell’innovazione, sfuggendo a quella che il ministro stesso definisce un’agricoltura ideologicamente manipolata.
Il punto di vista del ministro si volge nella direzione di
un’agricoltura sostenibile che concili le esigenze dell’economia con quelle della qualità della vita e dell’ambiente, in un rapporto di equilibrio e di reciproco rispetto ma che sappia fare i conti con la ricerca e l’innovazione.
Per Galan il termine sostenibile, infatti, non deve essere inteso nell’accezione di un rifiuto per i nuovi strumenti messi a disposizione dalla scienza e dalla tecnologia per migliorare la resa dei terreni agricoli.
Sostenibile certamente, un aggettivo questo che non deve voler dire però un’agricoltura ideologicamente manipolata. Tutto questo comporta il ripensare le politiche agricole, i metodi di sfruttamento del suolo e, per farlo, è necessario conservare e recuperare le risorse naturali delle terre più povere, senza per questo rifiutare aprioristicamente i benefici e i vantaggi che possono venire dalle nuove tecnologie, dalla adozione di strumenti e pratiche tecnologicamente avanzate in ogni senso alle difficili agricolture dei Paesi in difficoltà.
Gli agricoltori dei Paesi poveri dovranno ricevere sostegno nello sviluppo di politiche per una gestione delle risorse naturali che sia al contempo produttiva ed ecologicamente sostenibile, e che spinga verso un rinnovamento sociale e culturale.
Insiste sul ruolo della scienza, il ministro, concludendo che bisogna sfuggire necessariamente a ridurre tutto ad atti di convegni, offrendo un aiuto ben più concreto ai Paesi in difficoltà:
scommettere sulla persona va bene, ma va bene anche ricorrere alla scienza, lontano dai dogmatismi e dall’oscurantismo più retrivo, perché chi muore di fame si aspetta che la mano del buon Samaritano gli dia qualcosa da mangiare e non gli atti di un convegno da studiare.
[Fonte: Agi]
[Foto: Brindisireport]
Jimmy 1 Marzo 2017 il 3:06 am
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