Appena pochi giorni fa c’era stato l’addio della Monsanto al mercato degli Ogm in Europa, susseguente al regolamento europeo che vietava queste colture nel Vecchio Continente. Ed invece si trattava di un arrivederci. Un nuovo regolamento Ue, speriamo fatto in buona fede senza pensare alle conseguenze, rispalanca nuovamente le porte alle grandi multinazionali che potrebbero cannibalizzare il nostro mercato, ed in particolare colpire al cuore proprio quelle poche aziende che si stanno concentrando sul biologico.
Ma cosa dice questo nuovo regolamento europeo? In sostanza, se fosse approvato com’è oggi, dal 2016 in poi chiunque voglia fare l’agricoltore a scopi commerciali (quindi non chi coltiva il suo orto privato) potrà farlo a patto di registrare i suoi semi presso un organo predisposto che valuta brevetti e violazioni dei diritti, e sottostare a tutta una serie di controlli non sulla qualità di ciò che viene prodotto, ma semplicemente sui diritti a produrlo. Così se ad esempio il seme di una varietà di pesca viene registrato da un’azienda, mentre oggi i produttori del biologico acquistano il seme al mercato e poi lo piantano nel proprio terreno, con il nuovo regolamento dovranno pagare una sorta di “royalties” per poterlo utilizzare, e se per caso il seme dovesse finire in un terreno non in regola, magari trasportato dal vento, bisognerebbe distruggere la coltivazione e pagare multe salatissime.
In tutto ciò, affermano i coltivatori, i costi aumentano, senza parlare delle lungaggini burocratiche. Sembra quasi che il nuovo regolamento sia stato realizzato apposta per favorire proprio le grandi multinazionali che sono le uniche che possono permettersi di sottostare a queste regole e sguinzagliare le loro squadre di avvocati per ogni minima disputa. La paura che associazioni come Save Our Seeds ed altre di categoria manifestano è che in Europa si possa ripetere il modello americano in cui oggi le tre più grandi multinazionali controllano oltre la metà dell’agricoltura del Paese, e lo fa anche attraverso gli Ogm. Il rischio infatti che tra i brevetti spuntino anche gli organismi geneticamente modificati è molto elevato.
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