Con acidificazione degli oceani si indica la decrescita del pH delle acque oceaniche provocato dall’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera. L’anidride carbonica a contatto con l’acqua si scioglie producendo acido carbonico, H2CO3: maggiori saranno le concentrazioni di CO2 più aumenterà l’acidità degli oceani.
Gli oceani hanno ridotto gli effetti del riscaldamento globale per migliaia di anni assorbendo anidride carbonica. Ora la chimica di base degli oceani sta cambiando anche a causa della nostra attività, con conseguenze devastanti per la vita marina.
Una delle cause principali del riscaldamento globale è l’aumento di gas serra, tra cui figura l’anidride carbonica, generata principalmente attraverso la combustione di combustibili fossili e nel ciclo di respirazione della vegetazione. Nel corso del tempo, gli oceani hanno contribuito a limitare questo problema attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica in eccesso. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, NOAA, gli oceani hanno assorbito quasi la metà delle emissioni di combustibili fossili che abbiamo generato nel corso degli ultimi 200 anni.
Quando l’anidride carbonica viene assorbita, la reazione con l’acqua dell’oceano forma acido carbonico. Questo processo è chiamato per l’appunto acidificazione degli oceani. Nel tempo, questo acido porta il pH degli oceani a diminuire, rendendo l’acqua più acida. Fenomeno che può avere conseguenze drastiche sui coralli e sulla vita marina, con effetti a cascata sul settore della pesca e del turismo.
Il pH misura l’acidità. Anche in un acquario il pH deve essere regolato a livelli ottimali per consentire la vita ai pesci nella vasca. Gli oceani hanno un pH ottimale e quando questo valore non viene mantenuto diventa più difficile per i coralli e per molti altri organismi marini costruire scheletri e conchiglie a base di carbonato di calcio.
Inoltre, il processo di acidosi, o l’accumulo di acido carbonico nei liquidi corporei, può influenzare i pesci e la vita marina tanto da compromettere la loro capacità di riprodursi, respirare e combattere le malattie.
Sulla scala del pH, 7 è neutro, 0 è il valore in assoluto più acido (acido forte) e 14 è la base forte. Il pH storico dell’acqua di mare è di circa 8,16. Il pH degli oceani è sceso a 8,05 dall’inizio della rivoluzione industriale, il cambiamento di maggiore entità rispetto a qualsiasi modifica avvenuta fino a 650.000 anni prima della Rivoluzione Industriale. La scala del pH è logaritmica, anche un leggero cambiamento nei valori può portare ad un aumento del 30 per cento dell’acidità.
Un altro rischio è che una volta che gli oceani si saturano di anidride carbonica, gli scienziati pensano che potrebbero diventare una fonte di biossido di carbonio, piuttosto che un serbatoio di contenimento come avviene ora. Questo significa che l’oceano potrebbe aggravare il fenomeno del riscaldamento globale con l’aggiunta di anidride carbonica in atmosfera.
Per arginare il problema e fare il punto della situazione nella Dichiarazione di Monaco, 155 scienziati provenienti da 26 paesi nel gennaio 2009 hanno dichiarato che l’acidificazione degli oceani:
- sta accelerando e porterà presto gravi danni;
- avrà ampio impatto socio-economico, che interesserà la rete trofica marina, causando cambiamenti sostanziali negli stock ittici commerciali e minacciando la sicurezza alimentare per milioni di persone;
- è rapida, ma il ripristino degli equilibri è lento;
- può essere controllata solo limitando i livelli atmosferici di biossido di carbonio.
Per approfondire:
- Acidificazione degli oceani mette a rischio i molluschi
- Acidificazione degli oceani, dalla rivoluzione industriale incremento del 30%
- Acidificazione degli oceani, nuovo appello di 150 scienziati
- Acidificazione degli oceani, gravi effetti sugli ecosistemi marini
[Fonti: Marinelife, Monaco Declaration; Wikipedia]
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