Il mondo ha salutato quasi con un applauso la notizia che a Durban era stato trovato un accordo sul clima, ma purtroppo questo clamore poteva far felice soltanto chi di ambiente e di ecologia capisce poco o nulla perché si informa solo al tg o sui grandi giornali che, con tutto il rispetto, non seguono tutti i giorni questi argomenti. Come affermato anche su queste pagine diversi giorni fa, l’idea di far iniziare qualsiasi tipo di restrizione dopo il 2020 equivaleva ad un suicidio perché per allora sarà troppo tardi, ed infatti oggi arriva la conferma da parte di diversi scienziati e ambientalisti che non si dicono affatto contenti dell’accordo.
Tutti concordano sul fatto che un accordo che parte nel 2020 è meglio di nulla, ma sicuramente non sarà sufficiente. Andy Atkins, direttore esecutivo di Friends of the Earth, lo ha definito “un guscio vuoto” mentre la Terra
sfreccia verso un catastrofico cambiamento climatico.
Inoltre non dimentichiamo che non c’è un vero e proprio accordo vincolante, ma solo un impegno a trovarlo. Un po’ poco visto che gli effetti del riscaldamento globale sono già presenti oggi. Secondo Atkins c’è il pericolo che i vari Paesi, non essendo vincolati da un trattato che pone tempi e modi, facciano ognuno come vuole, cioè nulla. Se infatti un accordo non verrà trovato prima del 2015, significa che Usa, Cina, India e gli altri Paesi inquinanti potranno continuare ad emettere quanto prima e più di prima per altri 4 anni, se non 9, quando il vincolo dovrebbe diventare legge.
Secondo Bill Hare, direttore del Climate Action Tracker, in questo modo il mondo va verso un aumento della temperatura media globale di 3° C., considerata disastrosa dagli scienziati che non sono nemmeno tutti concordi nell’affermare che l’innalzamento fino a 2 gradi sia sufficiente per tenere sotto controllo i cambiamenti climatici.
Per avere un quadro preciso di cosa si parla, basta dire che oggi nell’atmosfera ci sono circa 50 miliardi di tonnellate di gas serra. Secondo gli scienziati dell’Unep (programma ambientale delle Nazioni Unite), per tenere la situazione sotto controllo entro il 2020 dovrebbero scendere ad almeno 44 miliardi, per arrivare gradualmente al 2050 a non più di 20 miliardi. Il problema è che se nei prossimi 9 anni l’Europa sarà l’unico grande emettitore a porre dei limiti al proprio inquinamento, i 50 miliardi di tonnellate non solo non arriveranno mai a 44, ma rischiano persino di aumentare. Dunque pensiamoci due volte prima di esultare di fronte all’accordo trovato a Durban.
[Fonte: The Guardian]
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