In Abruzzo la manifestazione del 13 aprile contro le trivellazioni e contro il progetto Ombrina Mare più nello specifico ha visto un autentico bagno di folla riversarsi per le strade della città. In 40 mila secondo gli organizzatori e in 10 mila secondo la questura, con adesione di Regione e Provincia: tutti a protestare contro il petrolio e le trivellazioni.
Gli italiani non ci stanno e protestano. In Abruzzo, a Pescara, come in Sicilia e in altre zone dello stivale: nessuno vuole le trivellazioni petrolifere off-shore vicino le proprie coste, tutti contrari al decreto del Governo Monti che ha sbloccato decine di autorizzazioni alla ricerca petrolifera tanto via terra quanto via mare.
A Pescara è scesa in piazza un’autentica folla, con l’adesione, è molto importante ricordarlo, di Provincia, Regione, Diocesi, due Parchi nazionali e oltre 50 comuni: tutti, ma proprio tutti contro le trivellazioni. Il progetto Ombrina Mare prevede una piattaforma off-shor a 6 pozzi con la bellezza di 42 km di tubi e una raffineria enorme, tutto davanti alla Costa dei Trabocchi, che da circa 12 anni attende risposta alla richiesta di divenire parco nazionale.
La deriva petrolifera imposta al paese dalle decisioni del governo Monti e di Passera e del Ministro dell’ambiente Corrado Clini sono riuscite a unire tutti gli italiani. Come hanno sottolineato i militanti del Movimento 5 Stelle Clini è riuscito nell’impresa di riunire chiunque contro di lui (e contro Passera). Le proteste non finiranno tanto presto: dopo la promessa del presidente Rosario Crocetta di alcuni giorni fa di combattere le trivellazioni off-shore in Sicilia, ora si attende un rincrudirsi della battaglia anche al sud. E si tratta di manifestazioni di protesta importanti: si pensi, infatti, che nel caso ipotetico che tutti i progetti presentati divenissero realtà le piattaforme di estrazione petrolifera in Italia passerebbero da 9 a circa 80.
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