Pochi giorni fa la Corte di Giustizia europea ha bocciato la decisione dell’Ue di porre un tetto alle emissioni per due dei Paesi nuovi membri dell’Unione, e tra i più poveri dell’intero Continente, la Polonia e l’Estonia. Le due economie che vanno avanti principalmente grazie al carbone, se avessero dovuto rispettare gli impegni a cui sono sottoposti gli altri Paesi dell’Ue, avrebbero risentito enormemente del loro svantaggio tecnologico. Per potersi rimettere al passo, avrebbero dovuto investire capitali che non hanno, ed indebitarsi sul mercato delle emissioni praticamente per decenni.
Per questo motivo la Corte di Giustizia europea ha fatto un’eccezione alla regola, e ha deciso che per questi due Paesi i limiti sono momentaneamente sospesi. Subito l’Italia ha cercato di cogliere la palla al balzo, ed il presidente Berlusconi, in una lettera inviata alla Commissione Europea per l’Ambiente, ha cercato di rivedere al rialzo il tetto imposto all’Italia. E così, dopo la delusione della portavoce Barbara Helfferich che non era d’accordo con la sentenza su Polonia ed Estonia, ecco che la parlamentare europea è scattata subito all’attacco, e ha bocciato sul nascere tale proposta:
I tetti sulla assegnazione di quote di Co2 all’Italia non sono rinegoziabili.
Attualmente il limite di emissioni imposto al nostro Paese dall’Unione Europea per il quadriennio 2008-2012 è di 195,8 milioni di tonnellate di CO2. L’intenzione del Governo era di portarle a 209 milioni, visto che peraltro già oggi siamo vicini a tale soglia. Ma per la Commissione Europea non è una scelta saggia, anche perché poi le altre nazioni potrebbero chiedere una rinegoziazione anche sulle loro quote, e così non se ne verrebbe mai a capo. Il tempo per le rimostranze l’Italia l’ha avuto, ma è scaduto oltre due anni fa, e dunque questa presa di posizione che, guarda caso, è arrivata esattamente il giorno dopo la sentenza della Corte di Giustizia, sembra una scelta opportunistica.
Ovviamente in una nota proveniente da Palazzo Chigi, come spesso accade nei fallimenti del Presidente del Consiglio, è arrivata subito la smentita del suo portavoce, Bonaiuti, il quale ha fatto sapere che:
a Bruxelles è stato purtroppo montato un caso sulle emissioni di anidride carbonica. Il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare queste cose, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo “personale interessamento” per arrivare a una soluzione condivisa.
Peccato che però Bonaiuti si sia occupato di avvisare i giornalisti e non i suoi colleghi di partito in quanto, più o meno nelle stesse ore, il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo dichiarava:
Noi adesso dobbiamo aprire questo negoziato con l’Unione europea. Io nei prossimi giorni incontrerò il commissario Dimas, credo che sia legittimo per un Paese in un momento delicato come questo affrontare un problema di questo tipo ponendolo ai più alti livelli.
Speriamo che una volta che si sono messi d’accordo, ci facciano sapere cosa hanno deciso di fare.
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