Era uno degli elefanti più grandi e anziani del Kenya, si chiamava Satao II, aveva 50 anni e due zanne dal peso di 50 kg l’una. Secondo quanto riportato dal portavoce dell’associazione ambientalista Tsavo Trust, Richard Moller, l’elefante sarebbe stato stroncato da una freccia avvelenata, tecnica provlegiata dai bracconieri perchè si tratta di un’arma silenziosa.
Satao II era uno degli ultimi e rari esemplari di elefante dalle zanne giganti ed è stato trovato morto intorno alla fine del mese di gennaio ai confini dello Tsavo National Park, era uno degli esemplati più grossi e anziani del continente africano, uno degli ultimi “tusker”, nome con il quale vengono identificati gli elefanti maschi che per una particolare variante genetica sviluppano grandi zanne, così lunghe da sfiorare il suolo. Sono solo 25 al mondo i pachidermi così imponenti ed è anche per questo che la morte di Satao II è un evento così grave.
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La morte dell’elefante kenyota è di certo una perdita grande ma c’è anche una buona notizia che riguarda le zanne del pachiderma – del peso di circa 52 chili una e 50 chili l’altra – che sono state ritrovate ancora al loro posto, salvate prima che potessero finire nel mercato nero dell’avorio. A quanto pare, anche i due bracconieri responsabili della morte dell’elefante sarebbero stati trovati e arrestati.
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Satao II portava il nome di un altro dei grandi “tusker” africani, ucciso dai bracconieri nel 2014 e adesso la lotta alla conservazione degli ultimi esemplari di elefanti si fa sempre più dura. Infatti secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn), la popolazione degli elefanti africani ha appena registrato il suo calo più drammatico degli ultimi 25 anni: in Africa ci sono attualmente circa 415.000 elefanti, ovvero 111.000 in meno rispetto all’ultimo decennio. E il massacro continua ad un ritmo vertiginoso di circa 30.000 esemplari all’anno.