Con il mese di gennaio che si avvia a conclusione il bilancio della prima parte dell’inverno sulla penisola italiana desta numerose preoccupazioni. Tra dicembre e gennaio infatti hanno prevalso in gran parte del paese condizioni di clima stabile con precipitazioni limitate e temperature spesso sopra la media. In questo quadro agli annosi problemi sull’inquinamento atmosferico si aggiunge in prospettiva un nuovo allarme siccità legato alla scarsità di precipitazioni ed al conseguente abbassamento del livello degli invasi.
Verso un estate di siccità?
Pioggia e neve dei mesi invernali contribuiscono in maniera importante ad alimentare le riserve idriche necessarie per l’uso umano e per l’agricoltura. La stabilita meteorologica di dicembre prima e di gennaio poi ha contribuito ha ridurre le riserve accumulate negli invasi con possibili conseguenza che potrebbero manifestarsi nei prossimi mesi. Certo molto dipenderà dalle condizioni che si verificheranno a febbraio e poi nei mesi primaverili, ma ciò non toglie che una certa preoccupazione si stata espressa da molte agenzie regionali.
Sono in particolare le regioni del Nord Italia e la Sardegna ad aver registrato livelli di precipitazioni sensibilmente inferiori ai valori medi di questo periodo. Nell’isola il volume complessivo negli invasi è poco al di sopra del 50% a gennaio mentre in Pianura Padana il livello dei fiumi è lontano dai valori tipici.
La situazione in Emilia Romagna
Secondo i dati dell’Arpae Emilia Romagna i mesi di novembre e dicembre 2015 sono stati caratterizzati dalla quasi totale mancanza di precipitazioni. Una situazione di siccità anomala che ben rappresenta lo stato di gran parte delle regioni del Nord. Prendendo a riferimento i dati medi del periodo 1991 – 2010 in Emilia Romagna tra novembre e dicembre sono attesi dai 120 ai 150 mm di pioggia in pianura che aumentano fino ad arrivare ai 300 – 400 mm sui rilievi occidentali. Negli ultimi due mesi del 2015 invece le precipitazioni sono state comprese tra i 20 ed i 60 mm a seconda delle aree considerate, valori che sono quindi molto al di sotto delle medie. Proprio l’area occidentale della regione è quella che mostra i maggiori scostamenti con precipitazioni ridotte a meno di un quinto rispetto ai valori di riferimento.
L’assenza di pioggia, spiega sempre il sito dell’Arpae, sta ritardando il ripristino delle riserve idriche e delle falde. Il fenomeno è strettamente legato alla portata dei fiumi che risulta molto inferiore ai valori tipici di questo periodo. Il Po in particolare ha registrato valori idrometrici decisamente bassi e per molti versi simili a quelli che si registrano nel periodo estivo.
In Sardegna invasi al 55%
Anche in Sardegna la prolungata fase di siccità sta destando preoccupazione. I dati consultabili sul sito del Cedoc (Centro Documentazione Bacini Idrografici) mostrano come a gennaio 2016 gli invasi regionali siano pieni al 55% rispetto alla capacità massima, un valore rimasto sostanzialmente stabile sia rispetto a dicembre (55%) che rispetto a novembre (57%). La situazione è comunque molto articolata con alcuni invasi che superano l’80% della capacità massima ed altri che invece si trovano su percentuali molto inferiori.
Una situazione sfaccettata che viene ben interpretata anche dagli Indicatori di stato del Cedoc che vedono ad inizio 2016 molti sistemi idrici della Sardegna in uno stato di allerta a livello 3 in una scala di 4. Il Sistema Alto Taloro ed il Sistema Alto Coghinas ad esempio registrano tra ottobre 2015 e gennaio 2016 i più bassi livelli di invaso dell’ultimo decennio.
La siccità ed i laghi lombardi
Effetti delle siccità marcati anche in Lombardia. Recenti dati comunicati dall’ARPA Lombardia mostrano come per l’intero 2015 l’afflusso meteorico (pioggia e neve) sulla regione sia stato di 818 mm, un valore di poco inferiore ai livelli critici del 2007 (847 mm) e molto distante dalla media del periodo 2006 – 2014 (1210 mm). Anche in Lombardia particolarmente difficile si è mostrato il periodo tra novembre e dicembre con precipitazioni ai minimi dal 2006. Anche gli accumuli nevosi sulle Alpi sono paragonabili ai livelli minimi registrati negli inverni del 2006 – 2007 e del 2011 – 2012.
I grandi invasi naturali costituiti dai laghi lombardi (Como, Idro, Garda, Iseo) scontano la fase di prolungata siccità con volumi d’acqua inferiori del 59,7% rispetto alla media degli anni 2006 – 2014 e del 43,7% rispetto al riferimento del 2007. Situazione simili per gli invasi artificiali nei bacini di Adda e Oglio che viaggiano con volumi inferiori del 38% e del 12% rispetto alla media.
Siccità e cambiamenti climatici
Anomale ondate di siccità così come simmetricamente precipitazioni particolarmente intense e concentrate sono indicate da molti studi come una delle conseguenza del cambiamento climatico. Il tema è ripetutamente emerso anche durante la Cop21 di Parigi e rappresenta per nazioni esposte come l’Italia un problema di crescente rilevanza.
Alle latitudini italiane la scarsità di precipitazioni nella stagione fredda si traduce spesso in una limitata disponibilità di risorse idriche in estate sia per l’uso domestico che per l’agricoltura. In un simile contesto diverrà sempre più importante una gestione accorta delle risorse idriche disponibili che necessità di reti di accumulo e distribuzione più efficienti e flessibili ma anche dalla sensibilizzazione dei cittadini alla riduzione dei consumi.
Photo | Thinkstock
Domingo 1 Marzo 2017 il 3:06 am
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