Si è tenuto un importante seminario, nel padiglione di Israele all’Expo2015 di Milano, dedicato al tema della desertificazione e alle strategie per contrastare il problema. Dall’obiettivo della Land Degradation Neutrality esposto dal professor Uriel alle tecniche sull’esempio concreto della Mongolia, passando per il recupero degli ecosistemi degradati nel deserto del Negev, in Israele, attraverso antiche tecniche di approvvigionamento idrico, ecco un sunto degli approfondimenti forniti durante la conferenza.
Il padiglione di Israele all’Expo2015 di Milano è stato teatro di un seminario sulla desertificazione di notevole interesse, con approfondimenti e discussioni teoriche e su esempi pratici. Vediamo in particolare le tecniche e il quadro generale d’intervento sull’esempio della Mongolia, l’importanza di perseguire la Land Degradation Neutrality e alcuni degli interventi contro la desertificazione messi a punto per il deserto del Negev nello stato di Israele.
Padiglione Israele all’Expo 2015, l’importanza della Land Degradation Neutrality
La Land Degradation Neutrality, come spiegato dal professor Uriel Safriel, è un obiettivo ben delineato a Rio+20 e consiste nello sforzo di ottenere un mondo in cui il consumo e il degrado di suolo sia stato bloccato, puntando al contempo al recupero delle terre degradate, comprese quelle colpite dalla desertificazione, il tutto attraverso l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione intelligente del patrimonio forestale, la lotta alla desertificazione e alla perdita di biodiversità.
Per Land Degradation, ha ricordato il professor Uriel nel padiglione di Israele all’Expo di Milano, intendiamo la riduzione o la perdita derivante dallo sfruttamento della terra, che tra le tante conseguenze per la stessa popolazione umana ha anche l’impoverimento di chi lavora la terra stessa, e quindi migrazioni, rifugiati, problemi per la sicurezza alimentare globale. Per ottenere la Land Degradation Nuetrality occorre investire di più per ridurre il tasso di consumo di suolo (non solo sul recupero dello stesso).
Un modello strategico per contrastare la desertificazione e il consumo di suolo più in generale vede, dapprima, la definizione di uno spazio d’intervento e lo studio delle sue caratteristiche, quindi l’assegnazione della priorità ai cosiddetti Ecosystem Services e la selezione di indicatori per determinare lo stato del territorio, quindi lo studio del grado di consumo e degrado del territorio tra zone degradate e altre a rischio, passando poi a mappare con precisione l’intera area. Una volta fatto ciò si possono definire le pratiche di intervento per arrestare il degrado e recuperare le terre già in pessimo stato. Secondo lo schema proposto, si passa quindi a disegnare un modello di monitoraggio per poi continuare, nel tempo, a orientare la gestione dell’area verso la Land Degradation Neutrality.
Israele ed Expo, interventi contro la desertificazione e il degrado degli ecosistemi nel deserto del Negev
Molto interessante anche l’esempio di Israele, nel padiglione all’Expo2015 di Milano, per la lotta alla desertificazione: durante il seminario sono state presentate le tecniche adoperate dallo stato per combattere la perdita di suolo. In particolare è stato sottolineato come la nazione abbia recuperato le antiche tecniche agricole per l’approvvigionamento idrico nelle zone aride e semi-aride – per esempio la creazione di terrapieni con materiali naturali per convogliare le acque piovane -, tecniche che sono state riprese e migliorate: esempio perfetto di come tradizione e innovazione si possano sposare per un futuro più sostenibile.
Expo Milano, Israele e lo studio degli interventi contro la desertificazione in Mongolia
Dell’intervento al seminario nel padiglione Expo di Israele a Milano contro la desertificazione in Mongolia riportiamo, in particolare, lo schema proposto per un modello di sviluppo sostenibile regionale. Abbiamo tre livelli di analisi: ambientale, sociale ed economico. A livello ambientale occorre lavorare sulla riduzione della desertificazione, la riforestazione, la conservazione dell’acqua e il contrasto ai cambiamenti climatici. Punti chiave della strategia a livello sociale sono l’educazione ambientale e all’agricoltura, il miglioramento dei diritti umani e della qualità della vita nonché la partecipazione a livello locale. Su un terzo livello, quello economico, la strategia complessiva preme sulla creazione di nuovi posti di lavoro, sulla formazione specialistica e la possibile creazione di cooperative.
Un piano operativo, questo proposto durante il seminario all’Expo 2015 nel padiglione di Israele, che si pone come esempio di integrazione di interventi su più livelli e di considerazione dei benefici strategici in un’ottica più complessiva. Un piano che se da un lato è pensato per le problematiche proprie della Mongolia, è dall’altro valido e applicabile in altre parti del mondo.
Photo credits | Sito ufficiale Expo 2015
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