Cosa sono le Solar Roadways? Come funzionano le strade fotovoltaiche e perché se ne comincia a parlare proprio adesso? Ecco storia e prospettive d’applicazione per l’idea, giorno dopo giorno più famosa, dell’ingegnere statunitense Scott Brusaw.
Due anni fa l’ingegnere Scott Brusaw presentava la prima versione della sua idea per le strade fotovoltaiche (o Solar Roadways, come sono note nel resto del mondo). Ora siamo vicini al secondo prototipo dell’inventore, che potrebbe portare a un’applicazione del progetto su vasta scala: l’idea di Scott Brusaw è quella, in breve, di coprire strade e autostrade con pannelli fotovoltaici in grado di raccogliere energia e direzionarla in una power grid decentralizzata. In linea teorica, se un simile progetto venisse realizzato e funzionasse come ci si aspetta, potrebbe bastare a soddisfare il patrimonio energetico della nazione che si lancia nello stesso.
Al momento Scott sta raccogliendo fondi attraverso la campagna IndieGoGo. Il progetto si basa sulla pavimentazione delle strade con pannelli solari esagonali e modulari che possono anche essere installati, oltre che sulle strade, anche sulle corsie ciclabili, sui marciapiedi, nei parcheggi. Secondo l’ingegnere se le strade d’America fossero piastrellate con i pannelli come da piano, si produrrebbe 3 volte l’energia oggi usata negli States (e sono calcoli basati sul primo prototipo per le Solar Roadways, o strade fotovoltaiche).
Come se non fosse abbastanze, le solar roadways sarebbero anche in grado di riscaldarsi per sciogliere i cumuli di ghiaccio o neve, sarebbero provviste di LED di segnalazione e potrebbero permettere la ricarica delle auto elettriche nei parcheggi. Qualcuno si chiederà: ma una volta che si danneggia un pannello, cosa succede? Assai poco, in verità: le strade fotovoltaiche si basano su un sistema modulare in cui i singoli pannelli possono essere sostituiti con grande facilità.
Va inoltre aggiunto che le Solar Roadways sono pensate per ospitare dei cable corridors, ovvero per trasportare i cavi per la fibra ottica lungo i tragitti. Sono pensate anche per poter trattare le acque e, almeno al 10%, i primi prototipi per i parcheggi sono fatti con vetro riciclato.
Insomma, ci troviamo davanti a un’idea dal potenziale enorme, pensata per un’applicazione su larga scala che se dovesse davvero prendere il via comporterebbe cambiamenti enormi nelle modalità di approvvigionamento energetico dei paesi. Solo sogni? Al momento è davvero difficile poter immaginare quale destino avrà il progetto e il secondo tipo di prototipo messo a punto dall’ingegnere Scott Brusaw con l’aiuto della moglie; al momento è forse troppo presto per parlarne, ma l’idea sta facendo il giro del mondo, la campagna di raccolta fondi sembra andare bene e soprattutto, il progetto stesso è convincente e ben curato.
Questo ovviamente non implica, tuttavia, che tale idea diverrà realtà: dato che l’ideatore è a stelle e strisce molto dipenderà dalla volontà – o meno – di dare spazio al suo progetto negli USA di Obama. Se si deciderà di puntare sulle Solar Roadways o strade fotovoltaiche che dir si voglia, il progetto di Brusaw potrebbe attirare l’attenzione di mezzo mondo, se negli States invece il progetto risulterà strozzato dalla mancanza di fondi o dalla mancanza di volontà politica ed economica volta a sostenerlo, allora potrebbe finire, assieme ad altre ottime idee, nel dimenticatoio dell’umanità. Noi, dal canto nostro, auguriamo buona fortuna a Scott Brusaw e al suo faraonico progetto.
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