Esplode la questione porti per la Costa Concordia, con la Turchia in pole position per lo smantellamento e i porti italiani che perdono terreno, eccezion fatta per Genova che rilancia la sua offerta. Smantellare la Concordia non è uno scherzo: si parla di ambiente e di lavoro, oltre che di soldi. Vediamo i problemi connessi con i vari porti e perché non è detto che tutto potrebbe finire all’estero.
Tra i porti dove la Costa Concordia potrebbe essere smantellata abbiamo la Turchia, Genova, Piombino, Palermo e Civitavecchia. La lunga lista si era difatti ristretta già da tempo, e ormai possiamo anche depennare dall’elenco Civitavecchia (il costo stimato è di duecento milioni di euro, esorbitante rispetto alle altre proposte) e Palermo, che ha ritirato la candidatura a ospitare la nave per il suo smantellamento. Non solo, quello che fino a poco tempo fa era considerato il porto in assoluto favorito allo smantellamento della Costa Concordia, ovvero il porto di Piombino, perde ora terreno per via della mancanza di un bacino adeguato (come ha di recente asserito il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli).
Ci troviamo quindi con la Costa Concordia che potrebbe finire in Turchia o a Genova, a meno di nuovi colpi di scena. Ma perché, ci si chiederà giustamente, in lista abbiamo anche la Turchia? Senza giri di parole possiamo dire che la Turchia viene valutata perché costa poco. La proposta turca prevede spese per 40 milioni di euro più il trasporto, mentre l’offerta genovese si stima tra gli 80 e i 100 milioni di euro. Ma siamo davvero sicuri che ci sia tutto questo risparmio nello spostare l’enorme Costa Concordia nelle mani della Turchia? Il trasporto in tal caso avverrebbe inglobando la Concordia nella gigantesca nave Vanguard, il che comporterebbe grande sicurezza nello spostamento ma anche fortissimi costi per il trasporto, il che assottiglierebbe di molto il divario economico tra le due proposte.
Inoltre, anche se quasi nessuno ne parla, dal punto di vista ecologico e ambientale la Costa Concordia, per quanto immane possa risultare, resta un rifiuto speciale, e pertanto secondo la nostra legge andrebbe smaltito nel territorio nazionale ove sussistano le possibilità per farlo. E data la proposta di Genova, le possibilità sembrano esserci eccome. E occorre ovviamente considerare che la demolizione della Costa Concordia vorrebbe dire occupazione, pertanto quel lieve risparmio derivante dall’affidamento alla Turchia siamo proprio certi che sia la soluzione migliore, anche sotto il profilo economico?
Il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti ha espresso chiaramente la propria posizione in merito: la Concordia dovrebbe restare in Italia, e il sindaco di Genova Marco Doria ha colto l’occasione derivante dalla presa di posizione del ministro ribadendo che
Dal punto di vista ambientale la soluzione di Genova è assolutamente adeguata e la città, il suo porto e le sue aziende sono pronte a svolgere nel modo migliore il lavoro di demolizione. Ritengo che la decisione per la demolizione della Concordia debba essere assunta presto e in modo ragionato. Condivido quanto affermato dal ministro Galletti: dalla tragedia avvenuta nei nostri mari con vittime e danni ambientali deve derivare un risarcimento in termini di lavoro per l’Italia.
E in effetti le operazioni di traino una volta raggiunta la perfetta stabilità non dovrebbe comportare molti rischi, anche se, ancora oggi, dopo così tanto tempo, ci si sente rispondere dalle autorità che il confronto sulle due opzioni di trasporto dal punto di vista ambientale richiede ulteriori approfondimenti.
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