L’impronta sull’acqua della bioenergia, cioè la quantità di acqua necessaria per coltivare le colture per la biomassa, è di gran lunga maggiore rispetto alle altre forme di energia. La generazione di bioelettricità è molto più efficiente, in termini di consumo di acqua, rispetto alla produzione di biocarburanti. Stabilendo l’utilizzo dell’acqua su tredici colture, i ricercatori dell’Università di Twente, Olanda, sono stati in grado di scegliere quale coltura fosse migliore in una determinata regione e quale no. Il loro lavoro è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Nel loro articolo, i ricercatori mostrano l’utilizzo dell’acqua in tredici colture, considerando il volume d’acqua (piovana e di irrigazione) richiesto per la produzione di energia. Per quanto riguarda le varie applicazioni della biomassa, i ricercatori hanno tenuto presente l’impatto che la coltivazione delle colture ha sul consumo di acqua. Lo hanno poi collegato alla posizione e al clima per vedere se è possibile selezionare la regione di produzione ottimale per ogni raccolto. Questo serve per impedire la coltivazione di biomassa dove potrebbe compromettere la produzione alimentare nelle regioni dove l’acqua è già scarsa.
Fino ad ora, la discussione si è incentrata principalmente sulla questione se fosse consentito utilizzare le colture alimentari per il carburante. Ma alla base di questa questione c’è da capire come si debbano distribuire le nostre limitate riserve di acqua dolce. L’acqua che viene utilizzata per la bioenergia, sia che si tratti di un prodotto alimentare come la coltura di mais, che di colture non alimentari, come la jatropha, non può essere utilizzata per la produzione alimentare, per l’acqua potabile o per il mantenimento degli ecosistemi naturali.
Un esempio è il biodiesel, composto da semi di colza, soia o jatropha. In media, occorrono 14.000 litri di acqua per produrre un litro di biodiesel da semi di colza o di soia. Tuttavia, l’acqua per la colza in Europa occidentale è significativamente inferiore a quella asiatica. Per la soia, l’India ha una grande impronta, mentre le cifre per i paesi come l’Italia e il Paraguay sono più favorevoli. La jatropha, che è sempre più utilizzata per la produzione di biomassa, è anche meno favorevole visto che ha bisogno di 20.000 litri d’acqua, in media, per produrre un litro di biodiesel.
La ricerca mostra che la produzione di bioelettricità ha un utilizzo minore di acqua rispetto alla produzione di biocarburanti. Per quanto riguarda la nuova generazione di biocarburanti, l’etanolo può essere fatto anche dal fusto e dalle foglie, e questo avrà un effetto positivo sul consumo di acqua. Nella generazione di bioelettricità, non vi sono grandi differenze tra le colture: la barbabietola da zucchero è di gran lunga quella che utilizza meno acqua, la jatropha ne utilizza 10 volte di più. Ma dipende sempre dalla zona di coltivazione. La barbabietola da zucchero, utilizzata molto in Brasile, resta comunque la coltura migliore da impiegare.
Fonte: [Sciencedaily]