Tradizionalmente l’Italia è sempre stato un Paese spaccato in due. Dal punto di vista economico e sociale la divisione è sempre stata piuttosto netta tra Nord e Sud, ma da quello ambientale la divisione non è così precisa. Non c’è un’area del Paese che fa solo bene ed un’altra che fa solo male. Al massimo la suddivisione si può fare da Comune a Comune, visto che ci sono quelli che vivono in un’Italia pulita e rinnovabile, e quelli che ancora vivacchiano nel passato.
Lo dimostra bene il rapporto Ambiente Italia 2013 che Legambiente ha redatto, intitolandolo “L’Italia oltre la crisi”, per dimostrare quanto si riesca a fare dal punto di vista ambientale nonostante il brutto momento economico, ma anche quanto invece non si fa. Per la precisione il rapporto stabilisce il risultato dell’inazione degli ultimi 10 anni dal punto di vista ambientale in un Paese squassato dalle ecomafie e dal dissesto idrogeologico, dove l’ambiente da risorsa preziosa è diventata ultima ruota del carro.
Questa crisi è figlia di politiche scellerate che hanno considerato l’ambiente come un freno per lo sviluppo economico o un lusso da rinviare a tempi migliori. Dalla crisi che sta attraversando il Paese invece si potrà uscire solo con idee differenti e con il coraggio di cambiare sul serio. Dobbiamo puntare a una alleanza tra lavoro e ambiente per cercare di rispondere adeguatamente alla drammatica situazione attuale per cui aumentano le diseguaglianze e la crisi climatica incombe. Oggi c’è una sola ricetta per uscire dalla crisi, ed è quella di una Green economy che incrocia le domande e i problemi dei territori, i ritardi del paese e le paure del futuro, le risorse e le vocazioni delle città e che vuole rimettere al centro la bellezza italiana
afferma il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. La situazione italiana è misurata da 8 indicatori, paragonati con quelli degli altri Paesi europei. Come sempre si dimostra come gli investimenti nel nostro Paese siano ridicoli. Ad esempio le energie rinnovabili vedono un numero di investimenti in sviluppo e ricerca tra i più bassi d’Europa, ma grazie alle nostre risorse fatturano molto più che in Germania o nei Paesi scandinavi (da soli produciamo il 13% del fatturato europeo). Questo è il frutto del poco investimento nell’istruzione e per il fatto che, dal punto di vista del digital divide, siamo ancora molto arretrati.
Tra i “peccati” commessi dagli italiani c’è senza dubbio l’utilizzo dell’automobile, il più alto d’Europa e tra i più alti al mondo (la nostra media è di 60 auto ogni 100 abitanti, contro la media europea di 47, il che comporta una percorrenza automobilistica del 22% superiore alla media). Ma ci sono anche le buone notizie come il calo nell’utilizzo dell’energia elettrica, anche se è probabilmente dovuto più alla crisi che ad un risparmio volontario, o dall’utilizzo delle rinnovabili che è raddoppiato in 10 anni. Di conseguenza anche le emissioni si sono ridotte, anche se di poco, ed in questo modo hanno portato l’Italia ad essere il quarto Paese più inquinante del Continente, e lo stesso dicasi anche per i rifiuti.
Il quadro sembra nel complesso positivo, ma a rovinarlo ci pensano le ecomafie. L’illegalità è diffusissima nel nostro Paese, e purtroppo sembra essere l’unica cosa che non diminuisce mai, insieme al dissesto idrogeologico. In particolar modo nelle Regioni più a rischio (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) dove i reati e le persone denunciate sono aumentate negli ultimi anni, e dove i disastri ambientali sono raddoppiati.
Alla fine del rapporto Legambiente propone 5 soluzioni per rilanciare l’Italia dal punto di vista sia economico che ambientale, le quali hanno già dato ottimi risultati sia dentro che fuori dai nostri confini: riforma fiscale che invogli ad investire nell’ambiente; lotta alle ecomafie; rilancio degli investimenti, in particolare nella green economy; incentivare le rinnovabili e la riqualificazione edilizia; aumentare il welfare. Basterà?
Fonte: Legambiente
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