Ogni tanto capita che, come fanno dei vecchi politici, anche i sostenitori dell’energia nucleare tentino di ripulire l’immagine della fonte energetica più pericolosa al mondo. Soltanto che ogni volta che ci provano combinano solo guai. L’ultimo tentativo in ordine di tempo lo compie l’autorevole Goddard Institute for Space Studies di New York che ha voluto dimostrare come l’atomo abbia ridotto talmente tanto l’inquinamento atmosferico da salvare milioni di vite.
Il concetto è semplice: per produrre la stessa quantità di energia prodotta da una centrale nucleare, una centrale a carbone o a petrolio avrebbe prodotto talmente tanto inquinamento da uccidere in tutti questi anni almeno 2 milioni di persone. Ovviamente, anche se a primo impatto sembra che questo ragionamento non faccia una piega, non è tutto così lineare. Negli Stati Uniti si può parlar bene del nucleare perché non ci sono mai stati incidenti. O meglio, quelli che ci sono stati (l’ultimo è di circa un mese fa) non hanno fatto vittime dirette. Ma non possono dire la stessa cosa in Ucraina dove ancora oggi, a distanza di quasi trent’anni, stiamo pagando gli effetti di Chernobyl. Per non parlare del Giappone.
Lo studio, pubblicato su Environmental science and technology, ha preso in considerazione i dati dell’inquinamento dal 1971 al 2009, ed ha analizzato il crescere dei decessi all’aumentare delle unità di agenti inquinanti nell’atmosfera. Nel ciclo di inquinamento erano compresi anche il processo di estrazione, trasporto e lavorazione dei materiali, oltre che alla loro combustione per la produzione energetica. È stato così possibile effettuare una stima delle malattie respiratorie provocate dalle varie fonti energetiche, e le morti.
In questo confronto il nucleare ne usciva pulito perché le sue emissioni di CO2 non sono nemmeno paragonabili a quelle delle altre fonti. Ma il risultato è parziale perché non tiene conto di due aspetti fondamentali: 1 – il nucleare produce rifiuti radioattivi che sono difficilissimi e costosissimi da gestire, e soprattutto potenzialmente sono distruttivi; 2 – ci si è dimenticati di fare il confronto con le rinnovabili. Un’omissione probabilmente voluta perché se confrontato con il sole, il vento e le altre fonti pulite, il nucleare impallidirebbe.
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Simone 6 Aprile 2013 il 1:57 pm
Nel confronto con le rinnovabili, queste ultime impallirebbero di fronte alla quantità di energia prodotta dalle centrali nucleari… e soprattutto la costanza con cui l’energia viene prodotta è il punto debole delle rinnovabili, almeno finchè non esiste un sistema di accumolo di energia
Marco 20 Giugno 2013 il 11:36 am
Mancini, informati e studia prima di scrivere articoli, documentati almeno un minimo:
http://nextbigfuture.com/2011/03/lifetime-deaths-per-twh-from-energy.html
leggi che ti fa bene
per quanto riguarda il Giappone, come dici tu, morti per il nucleare 3 su un totale di quasi 16.000, di cui buona parte per il crollo di una diga, energia idroelettrica, quella che tu pensi sia tanto pulitina, ma di quello nessuno di voi giornalisti parla
Marco Mancini 22 Giugno 2013 il 10:06 am
l’idroelettrico può anche essere pericoloso in casi limitati, ma so che se si rompe una diga, muoiono al massimo le persone che vi stanno intorno. Se esplode una centrale nucleare (ed anche se ci sono altri tipi di incidenti) non solo muore chi vi sta intorno, ma anche migliaia di persone a migliaia di chilometri di distanza e negli anni successivi. Dopotutto stiamo ancora pagando Chernobyl, mentre i disastri dell’idroelettrico sono terminati un’ora dopo l’incidente.