No al Ponte di Messina, gli ambientalisti lo hanno ripetuto per anni e dato che il nuovo governo sta per insediarsi sarà bene ricordare perché costruire il Ponte sullo stretto sarebbe un errore. Le associazioni ambientaliste (Fai, Italia Nostra, Legambiente, Man e WWF) ne sintetizzano la bocciatura in 5 punti.
Il Ponte di Messina è stato al centro di infinite polemiche per molti anni, ormai, ma c’è sempre chi sostiene che andrebbe fatto. Il nuovo governo è alle porte e alcune grandi associazioni green vogliono ribadire perché il ponte va bocciato. Il primo punto parla di costi ingiustificati, 8,5 miliardi di euro, oltre il doppio del progetto vincitore della gara, e il 39% più caro rispetto al valore dell’opera di 6,1 miliardi indicato dai progettisti. In secondo luogo questi costi non si ripagano col traffico stimato: se il costo sarebbe salito del 15% si sarebbe determinato un Valore Attuale Netto Negativo (a dirlo sono sempre i progettisti), figuriamoci ora che il costo è salito del 39%.
In terzo luogo vi sono problemi tecnici: andrebbe costruito in una delle zone col rischio sismico più alto del mediterraneo, e sarebbe un ponte sospeso di proporzioni enormi cui non vi sono precedenti al mondo (con tali specifiche tecniche). Il quarto punto ricordato dalle associazioni è più squisitamente ambientale: il ponte andrebbe realizzato in un’area vincolata per via del valore paesaggistico nonché tutelata severamente dall’UE, toccando anche due ZPS, Zone di Protezione Speciale. Infine, ricordano le associazioni, il progetto presenza gravi carenze secondo la Commissione Via, Valutazione Impatto Ambientale. Giusto pochi giorni fa l’Eurispes ha biasimato in termini molto pesanti le spese per le opere pubbliche inutili o incompiute, che avrebbero potuto essere spesi decisamente meglio migliorando la rete ferroviaria italiana e la rete dei trasporti pubblici metropolitani. Insomma, il progetto del Ponte sullo stretto resta pervaso da una folla di dubbi e perplessità.
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