Uno degli animali più grandi del pianeta sarà salvato da un minuscolo batterio? C’è da augurarselo. Un team di scienziati americani sostiene di aver creato del materiale sostitutivo dell’olio dei capodogli, per i quali tali mammiferi sono da lungo tempo cacciati, grazie alle modifiche genetiche apportate a un batterio.
L’ambra grigia è una sostanza di natura oleosa che viene prodotta nell’intestino dei capodogli. Si tratta di una sostanza molto ricercata (dal costo di diverse centinaia di euro al grammo) e tra i suoi utilizzi spicca anche la fabbricazione di profumi di qualità elevata. Negli Usa è tuttavia vietato l’utilizzo di ambra grigia per la produzione di profumi e ciò ha rappresentato un utile sprone alla ricerca di un team di scienziati americani che hanno di recente pubblicato sul Journal American Chemical Society i risultati del proprio studio. Dopo aver provato a ottenere lo sclareol, un enzima sostitutivo dell’ambra grigia dalla pianta denominata Salvia Scalera, i ricercatori, dissuasi dal continuare in questa direzione i propri esperimenti (dati i costi eccessivi e le difficoltà nell’estrazione della sostanza dalla pianta) sono passati a lavorare sulla genetica di una specie di batteri che, dopo l’isolamento e l’innesto nel proprio DNA del materiale genetico che produce l’enzima dello sclareol sono stati trasformati in produttori della sostanza.
Secondo il team di ricercatori americani il loro studio e la sostanza sostitutiva che sono riusciti a produrre può rappresentare una svolta per i grandi mammiferi marini: se questa si diffonderà il mercato avrà molto meno bisogno dell’olio dei capodogli. La caccia ai capodogli diventerebbe economicamente svantaggiosa (va ricordato che l’acquisto dell’ambra grigia prodotta naturalmente da questi animali è incredibilmente costoso) e di conseguenza potrebbe conoscere una decrescita rapida e duratura dopo secoli e secoli di caccia, cosa che ci auguriamo caldamente.
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