I nostri antenati utilizzavano gli elementi naturali per costruire case. In particolare terreno, fango ed altri materiali che potevano trovare sul posto. Erano stupidi? Probabilmente siamo più stupidi noi che costruiamo case col cemento che arriva dall’altra parte del mondo e che inquina in maniera esagerata. Ma siccome non si può fare a meno di costruire case, allora perché non tornare alle tecniche di una volta? Ci stanno pensando gli architetti Pietro e Simsa Melloni che hanno realizzato la prima casa a km zero in provincia di Grosseto.
I materiali con cui è costruita sono la terra stessa su cui è edificata, mescolata ad altri prodotti naturali ricavati dalle vicinanze come acqua e paglia. E’ la tecnica, più che i materiali da costruzione, a renderla sicura. Anzi, a dirla tutta, è più sicura ancora rispetto alle case a cui siamo abituati oggi, dato che è pure antisismica.
La tecnica utilizzata è quella della terra battuta, o pressata, che permette grazie alla compressione e stratificazione dei materiali di renderli resistenti, ma al contempo ecologici dato che non hanno un impatto sull’ambiente, e possono persino prendere lo stesso colore del terreno su cui sono costruiti.
Per costruire la casa abbiamo usato soltanto i materiali locali. I muri dell’edificio sono stati realizzati con la terra di scavo, composta principalmente d’argilla, la pomice e, per i cappotti interni, il canniccio palustre delle campagne toscane
ha spiegato l’architetto Simsa Melloni, aggiungendo anche che per ottenere l’energia necessaria al funzionamento si è fatto ricorso ai pannelli solari, sia termici che fotovoltaici, mentre l’isolamento termico che questi materiali garantiscono permette di abitare in un ambiente caldo d’inverno e fresco d’estate. Infine si può anche dare un’occhiata al futuro e cioè al dopo, quando ormai la casa sarà diventata vecchia e dovrà essere abbattuta. Oggi, con le tecniche moderne, è un disastro, ma questa idea di casa che hanno realizzato i due architetti italiani permette di riciclare il 50% dei materiali, mentre gli altri sono tutti biodegradabili e quindi non danno alcun problema in caso di smaltimento.
[Fonte: Corriere della Sera]