Oltre al ben noto protocollo di Kyoto, un’altra città giapponese, Nagoya, dà il proprio nome ad un altro importantissimo accordo internazionale, di cui però ben pochi sono a conoscenza. Si tratta del protocollo di Nagoya, stilato nel novembre 2010, e che in sostanza regolava le misure per la protezione della biodiversità, ed in particolare le contromisure che ogni nazione doveva intraprendere per evitare l’estinzione di molte specie. Oggi, a quasi 2 anni dalla firma del protocollo, quasi nessuna nazione ha fatto davvero qualcosa.
L’allarme lo ha lanciato nei giorni scorsi il WWF che ha spiegato che dei 190 Paesi che si sono presi quest’impegno, meno di 1 su 10 (14 per la precisione) ha modificato la propria legislazione per venire incontro a tali misure. Le intenzioni erano di arrivare al dimezzamento della deforestazione rispetto all’anno in cui sono stati firmati gli accordi, portare entro il 2020 i terreni occupati dalle riserve naturali dal 10 al 17% e le riserve marine dall’1 al 10%.
Ciò che è stato concordato a Nagoya ha davvero il potere di arrestare la drammatica perdita di biodiversità in tutto il mondo e affrontare le cause principali della distruzione. Ora i governi devono dimostrare che Nagoya non è stata solo una piattaforma per vuote promesse. Hanno bisogno di iniziare ad intraprendere misure concrete ed attuare gli obiettivi e gli impegni che hanno concordato
denuncia Lasse Gustavsson, direttore esecutivo del WWF International. Per questo i rappresentanti dei vari Paesi si sono riuniti in questa settimana per trovare l’accordo sui fondi da destinare a questi obiettivi, ma soprattutto capire chi ci sta veramente affinché qualcosa si faccia sul serio. Secondo il segretario esecutivo brasiliano della Convenzione Braulio Ferreira De Souza Dias bisogna evitare di utilizzare la crisi finanziaria come scusa per non agire perché è proprio nei momenti di crisi che le cose cambiano radicalmente. L’importante è fare in modo che Nagoya non sia stata l’ennesima occasione perduta e che i Governi mettano i soldi per fare in modo che le loro parole si trasformino in azioni.
[Fonte: The Guardian]
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