Arriva l’okay al ddl per la salvaguardia del suolo agricolo dal governo. Un ddl tutto improntato alla valorizzazine delle aree agricole italiane con una conseguente attenzione alla problematica della loro cementificazione. Al centro del ddl la possibilità di edificare solo entro un certo limite i terreni agricoli, al fine di arrestare la perdita di suolo agricolo, di importanza strategica per il settore primario.
Come è noto, la cementificazione selvaggia sta letteralmente divorando i terreni in passato adibiti a suolo agricolo, basti pensare che nel nostro paese sono circa 100 gli ettari di superficie cementificati ogni giorno, con un incremento complessivo dello spazio edificato che è cresciuto, in Italia, del 166% negli ultimi 56 anni.
La cementificazione del suolo agricolo, e quindi la riduzione della superficie del territorio nazionale dedicata alla coltivazione, impedisce di fatto al paese di soddisfare il proprio fabbisogno alimentare interno, costringendolo a una dipendenza sempre maggiore dalle importazioni. Senza contare come la cementificazione si ripercuota negativamente sull’ambiente più nel complesso. Con l’approvazione di questo ddl si muove finalmente un passo deciso in direzione della salvaguardia del suolo agricolo, alla ricerca di un maggiore equilibrio tra l’edificazione e la salvaguardia del territorio, promovuendo inoltre il fattore di assestamento idrogeologico derivante dal mantenimento delle aree a destinazione agricola. Come detto, al centro del ddl troviamo un sistema di bilanciamento per cui viene stabilito un limite oltre il cui determinati terreni non possono ospitare oltre aree edificate.
Il ddl propone inoltre un interessante obbligo, quello di non cambiare destinazione d’uso a tutti i terreni che hanno beneficiato di aiuti statali o comunitari (e non sono pochi). Tuttavia, questo obbligo permane per soli 5 anni dalla data in cui si sono ricevuti gli aiuti.
Il ddl prevede infine incentivi volti al recupero del patrimonio edilizio rurale, al fine di suggerire la ristrutturazione degli edifici esistenti al posto dell’edificazione di nuovi complessi.
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