Oggi si inaugura l’Earth Day, così vogliamo dare un’occhiata allo stato di salute della Terra e dei suoi abitanti. Un checkup planetario per vedere come vanno le cose e analizzare alcune aree di miglioramento. Dai poli alle profondità del mare, cerchiamo di capire il nostro impatto sul pianeta e su noi stessi.
- Fusione dell’Artico. Dopo il dramma delle ultime estati artiche che hanno assottigliato i ghiacciai, alcuni scienziati sono sempre più preoccupati per la futura sopravvivenza del ghiaccio del mare Artico. Uno studio recente ha stimato che quelle acque potrebbero non avere più ghiacci nei prossimi 30 anni, molto prima rispetto alle precedenti stime che indicavano in un secolo la scadenza;
- Crollo dell’Antartico. L’Antartide ha visto il suo ghiaccio fondersi come accaduto per il ponte di ghiaccio del Wilkins Ice Shelf. Questa è una delle nove piattaforme di ghiaccio antartico che si sono perse negli ultimi decenni, una risposta ai “negazionisti” del riscaldamento globale;
- Recupero del buco dell’ozono. Scoperto nel 1985, il buco nello strato di ozono non protegge più la Terra dai nocivi raggi ultravioletti. Gli sforzi volti a vietare o ridurre le sostanze chimiche che mangiano l’ozono hanno avviato il graduale recupero del buco. Questo recupero può completarsi con la lotta all’inquinamento atmosferico;
- Zone oceaniche morte in espansione. Per anni, le cosiddette zone oceaniche morte, sacche di mare dove l’ossigeno è così esaurito che molti pesci, crostacei e altre specie non possono sopravvivere, come nel Golfo del Messico, sono state una preoccupazione crescente. Questo è dovuto ai fertilizzanti che finiscono nei fiumi e promuovono la proliferazione di alghe che si nutrono di ossigeno. Il pericolo principale adesso è la produzione di biocarburanti i quali potrebbero aumentare l’utilizzo di fertilizzante ed espandere queste zone improduttive;
- Coralli in crisi. Le barriere coralline, a volte chiamate “foreste pluviali del mare” sono fondamentali habitat marini. Ma i Caraibi sono stati sotto pressione in questi ultimi decenni, da uno sfruttamento eccessivo, l’inquinamento, le malattie, il riscaldamento delle acque e l’acidificazione degli oceani. Le acque oceaniche diventeranno più acide ed assorbiranno l’anidride carbonica dall’atmosfera, come il livello di acido nell’acqua che scioglie i minerali utilizzati dai coralli e altri animali per costruire il loro scheletro. Dall’ultimo studio è emerso che questo stress potrebbe rendere l’habitat dei coralli troppo acido fino a diventare invivibile entro il 2050;
- Deforestazione. Le zone boschive, in particolare le foreste pluviali, sono fondamentali per la biodiversità, ma anche per assorbire l’anidride carbonica e produrre ossigeno. Complessivamente il tasso di deforestazione è di circa 32 milioni di acri all’anno. Sudamerica, Asia e Africa hanno visto aumentare molto in fretta i loro tassi di deforestazione. La siccità causata dal riscaldamento globale potrebbe aggravare la situazione in alcune zone;
- Stress idrico. Due terzi dell’acqua, a causa dell’inquinamento, stanno diventando inutilizzabili per l’uomo e gli animali. Gli effetti del riscaldamento globale stanno anche modificando la disponibilità dell’acqua potabile e per l’agricoltura, senza parlare dell’acqua salata del mare che entra nell’acqua dolce delle falde acquifere. Ancora una volta le colture utilizzate per la produzione di biocarburanti potrebbero incrementare lo stress idrico locale;
- Accumulo nell’atmosfera dell’inquinamento. Il biossido di carbonio e altri gas serra sono considerati inquinanti, ma mentre alcune società e nazioni si sono già impegnate per ridurre le emissioni, molti di questi obiettivi non sono stati rispettati. Sotto accusa sono spesso Cina e India che hanno aumentato la loro quota d’inquinamento ad un ritmo superiore a quello degli anni precedenti. Molte proposte come il cap-and-trade, metodi di cattura delle emissioni di anidride carbonica nel sottosuolo e forme alternative di energia sono a buon punto, ma spetta ai governi utilizzarli;
- Animali in pericolo. Molti degli habitat sono minacciati, e gli animali che vivono in essi sono messi sotto pressione. Nel 2008 La Lista Rossa delle specie minacciate dall’estinzione rilasciata dalla World Conservation Union identificava quasi 45.000 specie in pericolo, con 1/4 dei mammiferi minacciati di estinzione. Tigri, elefanti, e diverse specie di primati sono note le vittime dei cambiamenti di habitat e del bracconaggio. Ma in pericolo sono anche le rane e gli abitanti degli oceani e dei poli. Al contrario molte popolazioni di uccelli sono in ripresa, grazie al divieto di utilizzare DDT;
- Il nostro habitat. Ci sono molte persone dietro queste significative modifiche dei sistemi della Terra, e tali effetti possono ritornarci indietro come un boomerang con un impatto sulla nostra salute. Molto grave è l’aumento continuo della popolazione della Terra, a cui non corrisponde la suddivisione della ricchezza. Questo porta a competere per un numero limitato di risorse, compresa l’acqua, cibo e carburante. Alcuni scienziati dicono che abbiamo già raggiunto i limiti e che il nostro pianeta può sopportare.