Come più volte abbiano sottolineato due dei posti più in pericolo della Terra sono i due poli. In particolare uno, l’Antartide, il quale sta conoscendo una piaga tutta nuova che mette a rischio la sua sopravvivenza: il turismo. Forse spinti dai vari documentari visti in televisione, o perché c’è la paura che tra qualche anno questi bellissimi posti non esisteranno più, ma negli ultimi tempi c’è stata un’invasione di una massa di turisti in una delle zone più inospitali del pianeta.
E se è inospitale, qualche motivo ci dev’essere. Per questo, l’arrivo in massa del turismo, ha costretto le autorità locali, in accordo con quelle degli altri Paesi, a limitare il flusso dei visitatori, per tentare di diminuire l’impatto dell’uomo su questi posti incontaminati.
Secondo gli ultimi dati forniti alla conferenza di Baltimora, Stati Uniti, e riportati dalla BBC, il flusso turistico è passato dai 6.700 visitatori all’anno nei primi anni ’90 ai 45 mila della scorsa stagione. Per questo motivo il primo provvedimento preso alla conferenza è stata di limitare il numero di turisti, riducendo il numero di coloro che potranno solcare le fredde acque polari sulle navi, e ponendo il limite a soli 100 visitatori per coloro che avranno l’ardire di poggiare piede sul ghiaccio dell’Antartide.
Altro problema è il traffico marino, molto inquinante e sempre più fitto. Per questo è stato deciso di limitare l’ingresso delle grandi navi da crociera, le quali non potranno più portare oltre 500 passeggeri, lasciando il permesso alle navi più grandi solo in particolari e ristretti casi. Tutte le navi comunque non si potranno autogestire, ma dovranno seguire un rigido codice di sicurezza obbligatorio e delle regole di protezione ambientale, molto spesso ignorate dai comandanti delle navi che, per far ammirare il paesaggio, contribuivano involontariamente a distruggerlo.
Tutto questo è fatto per evitare che migliaia di animali, tra foche, pinguini e balene, possano essere disturbati, o subire riduzioni del proprio territorio a causa dell’inquinamento. Visto che non si riesce a fermare quello atmosferico, almeno si tenta di bloccare quello turistico.