Stando ai freddi numeri pare che la Cina cominci a diventare un problema davvero grosso. Stando agli ultimi dati rilevati dalla PBL Netherlands Environmental Assessment Agency e dall’European commission’s Joint Research Centre (JRC), l’inquinamento pro-capite cinese, cioè le emissioni di ogni singolo cittadino, hanno raggiunto quelle dei cittadini europei. Questo dato, che di per sé non sembra allarmante, lo è eccome per diversi motivi.
Il primo e più immediato è che la popolazione cinese è di circa il doppio rispetto a quella europea. Secondo i dati ufficiali infatti in Cina vivono quasi un miliardo e quattrocento milioni di persone, in Europa “solo” 700 milioni. Ma c’è di più. La Cina per decenni ha basato la sua attività sull’agricoltura, ma da quando l’industria è diventata preponderante, le emissioni sono balzate alle stelle. Solo rispetto allo scorso anno l’inquinamento è aumentato del 9%, e bisogna aggiungere a questo dato quello che la vede come il Paese più inquinante al mondo dal 2006.
Tornando ai dati pro-capite, si calcola che ogni cinese inquini in media per 7,5 tonnellate di gas serra (lo scorso anno erano 7,2), secondi al mondo dietro l’inarrivabile quantità degli Stati Uniti, che come sappiamo sono il popolo più inquinante di tutti, con 17,3 tonnellate a testa, nonostante le emissioni totali del Paese siano l’80% di quelle cinesi.
Altro dato preoccupante è quel 9% di incremento che sta a dimostrare come non ci sia molta attenzione verso il taglio delle emissioni. Mentre negli USA si è registrato un calo del 2% nelle emissioni, in Cina è aumentato del 9%. Anche in Europa si è registrato un calo del 3%, e questo dato ha portato i due colossi al pareggio. Tra le voci che incrementano l’inquinamento cinese ci sono le esportazioni, un settore del tutto innovativo per quanto riguarda il conteggio delle emissioni che di solito annoverava soltanto produzione industriale, trasporti e poco altro. Le esportazioni infatti incidono per un quinto nelle emissioni del Paese asiatico che di questo passo si renderà il principale responsabile dell’incremento delle temperature medie al di sopra dei 2 gradi.
[Fonte: The Guardian]
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